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Sabato 27 aprile 2024

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La correttezza e l’onestà: le cifre per amministrare

“Tancredi Dotta Rosso, mio padre” la figlia Margherita scrive una biografia tra pubblico e privato

La Guida - La correttezza e l’onestà: le cifre per amministrare

Il sottotitolo del libro dedicato a Tancredi Dotta Rosso, sindaco di Cuneo negli anni Sessanta, “Microstoria di comunità”, dichiara il legame tra biografia privata e pubblica, tra i documenti ufficiali e ricordi personali dell’autrice, figlia di Dotta Rosso. Ciò spiega anche il tono di molte pagine che con affetto ricordano l’intavolarsi di un dialogo tra impegno di amministratore e quello di padre. Lasciano intravedere discussioni e talora divergenze di opinioni in casa su fatti della cronaca politica e amministrativa. La lettura della persona e del personaggio pubblico consente di cogliere nel privato quel che nella vita cittadina si viveva.

Il senso di tale ricerca biografica è da cogliere quando l’autrice scandisce in una manciata di parole il modo di vedere il proprio ruolo civile di Dotta Rosso. Una su tutte, rappresentativa di impegno costante, è “politica” che l’autrice enuclea come “logica del vivente che tende a stabilire delle relazioni con gli altri prive di ineguaglianze e a governarle nello scandire le fasi di trasformazione della società”.

Il cammino delineato si struttura intorno a questa evoluzione della comunità che esce dal fascismo e attraversa circa tre decenni fino al 1975. Simile percorso fa da controcanto alle tappe che segnano la vita politica di Dotta Rosso. “Sacrificio è anteporre gli interessi universali agli individuali”, osservazione che annota Dotta Rosso, giovane studente. Diventerà programmatica nelle scelte degli anni della sua amministrazione. Intanto si forma nel confronto con la dottrina sociale della Chiesa come animatore delle Acli, e con le linee della Democrazia Cristiana.

Il libro riporta testimonianze tratte dalla corrispondenza con vari esponenti politici. Sono lettere inedite che aiutano a ricostruire il clima politico in Cuneo. Sono decenni in cui emergono impellenti esigenze di rinnovamento interne al partito, con un gruppo dirigente giovane che non dà voce anche al disagio interno rispetto a posizioni che va assumendo la Democrazia Cristiana a livello nazionale.

Il ritratto di Dotta Rosso è quello di “un uomo del ‘900, ma non intrappolato nel suo tempo”. Attento alle trasformazioni in atto, privilegia la relazione con le persone. A lui anche gli avversari riconoscono mitezza e capacità di mantenere aperte strade di dialogo. In una serie di riflessioni, ritrovate nel suo comodino scrive: “Il mondo si può cambiare soltanto attraverso i sospiri, i silenzi, i sorrisi, in un’atmosfera chiara attraverso un sole che scaldi, alberi che ospitino uccelli e, fermi, si possano udire cinguettii e battiti di cuore”.

Con altrettanta correttezza Dotta Rosso nel 1975 decide di non ricandidarsi alle elezioni Ne spiega il motivo: “mi sono fatto un profondo esame di coscienza; ho valutato le mie forze in rapporto alle difficoltà che si prospettano; ho fatto un raffronto tra quello che la popolazione pretende e quello che nell’attuale situazione (e nessuno a Roma si rende conto della catastrofe a cui andiamo incontro) si potrà fare per cui ho tirato le somme”. E in un’altra lettera  conclude: “Ciò che mi auguro è che resti di me un po’ di stima, un po’ di amici e perché no? anche un ricordo”.

Tancredi Dotta Rosso, mio padre

di Margherita Dotta Rosso

Editrice Primalpe

euro 26

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