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Domenica 28 aprile 2024

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Un 41enne condannato per lesioni e maltrattamenti alla madre

Episodi a cui ha fatto seguito un percorso di equilibrio per una convivenza serena, ma fatti comunque gravi: due anni e sei mesi per l'uomo

La Guida - Un 41enne condannato per lesioni e maltrattamenti alla madre

Borgo San Dalmazzo – Accusato di lesioni aggravate, minacce e maltrattamenti ai danni della madre, al termine dell’istruttoria nel processo che lo vedeva imputato per fatti risalenti all’estate 2020, R. A. (41 anni di Borgo San Dalmazzo) si è presentato ammettendo le proprie responsabilità e dichiarandosi consapevole di dover pagare, così come di essere una persona diversa. “In quel periodo avevo lasciato perdere la terapia pensando che bastasse fare attività sportiva ma non era così – ha detto al giudice -. Da nove mesi lavoro per il Comune tramite i servizi sociali, seguo la terapia al Cim e faccio ancora sport, mi sto stabilizzando, corro con una Polisportiva e mi alleno quattro ore al giorno così sono riuscito a smettere di bere e fumare. Se devo pagare lo faccio ben volentieri, è giusto che chi ha sbagliato paghi. Oggi però le cose vanno in altro modo, da un anno vivo di nuovo con mia madre e sono collaborativo, contribuisco alle spese”.
Gli episodi di violenza erano quelli periodici, ricorrenti, che l’imputato esercitava ai danni della madre e che culminarono con lo schiaffo dell’estate 2020 (che le provocò la perforazione della membrana del timpano, con conseguenze per l’udito) e una minaccia col coltello. Nell’occasione la madre chiamò la figlia, che a difesa del fratello in aula aveva dichiarato di essere certa che suo fratello si comportava così solo quando non prendeva la terapia che lo aiutava a controllare i momenti di rabbia, e che da quando ha iniziato a seguire le disposizioni dei medici con costanza le cose sono cambiate; suo fratello si è pentito e con la madre è stato possibile a trovare un compromesso per convivere serenamente.
Partendo dalla ricostruzione di un quadro familiare sicuramente complesso, con un padre violento condannato e allontanato dalla casa per violenze sulla figlia, il pubblico ministero pur riconoscendo la condotta processuale dell’imputato che ha ammesso le proprie responsabilità, non ha potuto non considerare la gravità degli episodi contestati, e chiedendo il contenimento della pena nei minimi, ha concluso per una condanna a due anni e sei mesi; richiesta accolta dal giudice.

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