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Lunedì 29 aprile 2024

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Cuneo, chiesti sette anni e mezzo di reclusione per uno spacciatore

Tanti episodi di cessione di droga contestati all'imputato sulla base di pedinamenti e ricostruzioni della Polizia: bastava un messaggino e arrivava la dose di cocaina

La Guida - Cuneo, chiesti sette anni e mezzo di reclusione per uno spacciatore

Cuneo – Sette anni e sei mesi di reclusione e 30.000 euro di multa è quanto ha chiesto il pubblico ministero Attilio Offman al termine dell’istruttoria del processo a carico di B. A., cittadino albanese residente a Cuneo accusato di spaccio di droga. Vari gli episodi tra il 2018 e il 2019 contestati all’imputato, su cui gli agenti della Squadra Mobile di Cuneo indagarono per alcuni mesi, con pedinamenti e intercettazioni, prima di arrivare all’arresto. Bastava un messaggio su Whatsapp con l’offerta di un caffè oppure solo un messaggio con emoticon per far capire al fornitore che si voleva acquistare della cocaina, e B. A., secondo la ricostruzione dell’accusa, si faceva trovare sempre pronto con la dose da 60-80 euro al grammo nascosta nel frontalino dell’auto. Alcuni acquirenti avevano contratto con lui anche forti debiti, come l’uomo che in aula ha riferito al giudice di aver comprato dall’imputato con una certa regolarità circa cinque grammi di cocaina ogni dieci giorni per molto mesi e che era arrivato ad accumulare un debito di 1.800 euro. Dal suo racconto è scaturita anche l’accusa di  estorsione perché per sanare quel debito B. A. avrebbe preteso l’auto della fidanzata del suo cliente: “Anche se il testimone ha cercato di ridimensionare l’episodio parlando di animi un po’ alterati – ha concluso il pubblico ministero – non si può parlare di trattativa quando uno viene afferrato per il collo e minacciato, ed è quello che è accaduto tanto che il testimone ha anche riferito che in risposta a quel gesto lui aveva detto che lo avrebbe denunciato se gli avesse preso la macchina”. Un episodio confermato dai testimoni ma che, per come si è svolto, ha portato il pubblico ministero a derubricare l’accusa in un tentativo di estorsione. Vari invece gli altri episodi di spaccio che hanno indotto l’accusa a parlare di “attività sistematica e continuativa non riconducibile all’ipotesi di lieve entità”. Secondo l’avvocato Giulia Dadone però in questo processo per spaccio di droga, di sostanza stupefacente ne era stata trovata veramente poca, una sola dose sequestrata a uno degli acquirenti, l’unico episodio confessato anche dall’imputato. Per tutti gli altri acquirenti, l’avvocato ha parlato di ammissioni rese davanti agli agenti che avrebbero operato con “metodi discutibili e poco chiari”. L’avvocato ha ridefinito l’episodio dell’estorsione come insussistente perché riferito da un teste poco credibile dal momento che stava cercando di saldare un debito con un’auto che neanche gli apparteneva, in quanto di proprietà della fidanzata. Per gli altri episodi ha chiesto il riconoscimento della lieve entità con l’applicazione delle attenuanti generiche. Il processo è stato rinviato al 19 dicembre per le repliche e la sentenza.

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