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Lunedì 29 aprile 2024

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Il vallone di Pagliero, dove aveva combattuto il partigiano ‘Renzo il filosofo’

È questo il luogo dove “mio padre Lorenzo Burzio, nato a Carmagnola 100 anni fa, partigiano nelle formazioni di ‘Giustizia e Libertà’, mi parlava quando ero bambino”

La Guida - Il vallone di Pagliero, dove aveva combattuto il partigiano ‘Renzo il filosofo’

Il vallone di Pagliero è il luogo del quale mio padre Lorenzo Burzio (nato a Carmagnola 100 anni fa, il 30 agosto 1923 e morto a Saluzzo il 7 maggio 1997, il partigiano ‘Renzo il filosofo’ nelle formazioni di ‘Giustizia e Libertà’), mi parlava quando io ero bambino (avevo 10 anni).
Subito un aneddoto che strappa il sorriso: erano gli anni Settanta e non esistevano ancora i caschi delle moto. Mio padre, che aveva pochi capelli, quando andava in moto si metteva un copricapo che lo rendeva buffo: era fatto di pelle nera, c’erano due bottoncini metallici all’altezza delle orecchie, un cinghietto per fissarlo al collo e all’interno lana di pecora. E noi figli lo prendevamo in giro: “Ma papà, con quella cuffia in testa da aviatore, sei ridicolo!”
A bordo della sua moto (prima una ‘Mv Augusta’ con il doppio sellino e poi con uno ‘Stornello Guzzi’), di domenica mi portava in valle Maira, dove lui aveva combattuto le SS e i fascisti. Come tutti i partigiani che la guerra l’avevano combattuta veramente, non ne parlava mai volentieri: perché la guerra era stata una tragedia! Ed erano quelle le uniche occasioni in cui lui mi raccontava diversi episodi accaduti: “In quella borgata, le SS ci hanno attaccati” … “Quel giorno di Natale, era morto il mio compagno partigiano”… “Alberto, lassù una scheggia di granata mi ha ferito alla testa…”.
Quando d’inverno in montagna fa freddo e fai fatica a scaldare la casa, mi viene sempre in mente questa immagine da lui raccontata: “Quando arrivavano i rastrellamenti dei tedeschi, noi cercavamo rifugio nei boschi ripidi: e per dormire ci legavamo in piedi agli alberi, schiena contro schiena, per cercare un po’ di calore…”.
Mio padre, insegnante prima e poi preside (anche del Liceo di Cuneo) e presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia dal 1970 al 1995, dopo essere restato orfano di padre nel 1934 (erano gli anni della miseria nera) aveva vinto una delle 25 borse di studio in Filosofia alla Cattolica di Milano.
Finita la guerra, torna a Milano, dove in Università gli dicono: “Ma Lorenzo Burzio, dove sei finito in questi anni che non ti abbiamo più visto?”. E lui: “Ho qui le carte, sono salito in montagna per combattere le SS e i fascisti”. E loro: “Non importa: non ti sei fatto più vedere e hai perso la borsa di studio!”. Ma il giovane Lorenzo non si perde d’animo: dà 22 esami all’Università di Filosofia in un anno, e non perde la borsa di studio!
Tornando a Pagliero, l’altro giorno percorrendone la strada mi sono accorto che il tempo si è fermato in diversi angoli del vallone: e socchiudendo gli occhi, ed eliminando l’asfalto, immaginavo i rastrellamenti delle SS in corso e quei giovani carichi di ideali tra i boschi, che cercavano di fermarli. A loro va sempre il mio pensiero affettuoso e riconoscente.

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