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Mercoledì 24 aprile 2024

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Perseguita i vicini di casa per più di 10 anni: a processo per stalking

Vittima una famiglia di allevatori del saviglianese

La Guida - Perseguita i vicini di casa per più di 10 anni: a processo per stalking

Processo

Savigliano – Avrebbe dovuto semplicemente insegnare alla figlia dei vicini di cascina ad andare a cavallo, ma C.A. mostrò delle attenzioni morbose verso la bambina di 12 anni che indussero il padre di questa a rompere ogni rapporto con lui. Da quel momento in poi l’uomo, rinviato a giudizio per stalking e imbrattamento, per più di dieci anni avrebbe tormentato la famiglia di allevatori del saviglianese ad ogni ora del giorno e della notte, anche se avevano ospiti a casa o clienti nell’azienda, anche se era notte fonda e loro stavano dormendo, “prendeva a calci e pugni la porta – ha raccontato la giovane allevatrice – ci mandava continuamente messaggi di insulti sul telefono. Quando lo incrociavo con l’ auto mi sbarrava la strada. Per la paura di incontrarlo nei boschi non andavo neanche più a cavallo”. Dopo gli ennesimi insulti urlati nel cortile della loro casa mentre erano a cena con dei parenti nell’aprile del 2021, la ragazza si decise a sporgere denuncia. Dopo alcune settimane la famiglia si ritrovò tutti muri di casa e dell’azienda imbrattati di vernice rossa, “denunciai i primi due imbrattanti, ma ce ne furono altri otto nei mesi successivi, fino a dicembre – ha riferito la parte civile al giudice – ogni due settimane. Venne anche ad imbrattare di vernice i muri dell’alpeggio a 2000 metri”. La famiglia aveva anche posizionato delle telecamere di videosorveglianza che però non sortirono alcune effetto perché l’imbrattatore iniziò a scagliare da lontano bicchieri di vernice servendosi di arco e frecce, “non vivevo più bene, cercavo di non stare da sola. Non mi sono sentita più protetta neanche in alpeggio che è un luogo che amo, dove mi sentivo a casa”. La giovane ha dovuto chiedere il sostengo dell’associazione Mai+Sole  e l’assistenza di uno psicologo. Chiamato in aula a testimoniare, il padre della giovane ha riferito di aver ricevuto in quegli anni anche dieci messaggio al giorno, “veniva in cortile e mi urlava di uscire per aggiustare i conti. Ci insultava e mi diceva che gli avevo buttato mia figlia sotto il naso”. L’udienza è stata rinviata al 10 ottobre per ascoltare le altre testimonianze.

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