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Martedì 19 marzo 2024

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“Sotto la neve il pane” per il domani

La carenza di pioggia e neve non consente di ripristinare le scorte idriche mentre i pochi ghiacciai rimasti perdono spessore

La Guida - “Sotto la neve il pane” per il domani

Cuneo – Non basta la neve, caduta anche abbondante caduta tra fine febbraio e inizio marzo, e la pioggia in pianura, a risolvere il problema della siccità soprattutto in prospettiva mesi futuri. È un miglioramento solo temporaneo in una situazione che comunque rimane molto pesante.  Ha solo interrotto una siccità che, fatti salvi sporadici episodi di lieve entità, andava avanti dal 15 dicembre, ripetendo il copione dello scorso inverno, ma non sono di certo risolutive della grave crisi idrica in atto con livelli eccezionalmente bassi di falda e portata dei corsi d’acqua.

Rimane dunque una situazione pesante perché nell’ultimo anno è caduto il 50% di acqua in meno nella Granda, colpita da una grave siccità con drammatici effetti per l’ambiente, l’agricoltura ma anche per il turismo della neve e per tutti. Se gli impianti sciistici faticano, con un pesante danno per l’economia locale, la caduta della neve in questa stagione è determinante per il recupero delle risorse idriche in quota e favorire la produzione agricola della Granda, secondo il vecchio adagio contadino “sotto la neve il pane”. 

Ma da molte settimane il clima, con le sue temperature fin troppo sopra la media, ci ha abituati a un anticipo di primavera prolungato e sorprendente, fatto di giornate soleggiate e soprattutto di assenza di precipitazioni, interrotte solo dai giorni delle nevicate di fine febbraio. Ma i risultati di una lunga siccità sono sotto gli occhi di tutti: terreni aridi e duri, e, soprattutto, preoccupante penuria di acqua che non fa ben sperare per l’estate. 

Quest’ultimo fattore è ciò che più allarma le comunità alpine intorno a Cuneo, che si ritrovano per questa ragione a dover attendere i travasi di acqua e poter così far fronte al fabbisogno giornaliero del prezioso elemento che da troppo tempo scarseggia.

Un trend, quello cuneese, che riflette l’andamento nazionale: il 2022 è l’anno più caldo mai registrato dal 1800 con una temperatura superiore di 1,15 gradi alla media storica (un’anomalia climatica più evidente nel Nord Italia dove la temperatura è stata superiore addirittura di 1,37 gradi) e precipitazioni ridotte di 1/3. Si accentua così la tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio.

In Provincia di Cuneo il potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino è scarso e i livelli di falda e portata dei corsi d’acqua sono eccezionalmente bassi. Le portate, infatti, già ridotte a valori molto vicini ai minimi storici nei primi mesi del 2022 a causa della totale assenza di precipitazioni per 111 giorni da dicembre 2021 a marzo 2022 (l’inverno sinora più anomalo registrato nell’ultimo secolo in Piemonte), non hanno trovato sollievo né in primavera né in estate, con condizioni siccitose da primato anche in autunno e all’inizio dell’inverno 2022-2023. La neve caduta in questa stagione non è certo stata risolutiva della crisi idrica in atto, che resta prioritaria.

La siccità, unita alle alte temperature, è la cifra dominante del cambiamento climatico sul nostro territorio. La carenza di pioggia e neve non consente di ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi, nei fiumi e sulle nostre montagne dove i pochi ghiacciai rimasti perdono di superficie e spessore. Se nel corso del 2022 gli agricoltori sono riusciti a sopperire nella maggior parte dei casi alla carenza d’acqua con le operazioni di irrigazione, pur a fronte di costi moltiplicati a causa dei rincari energetici, è ora grande la preoccupazione per la nuova annata agraria

“Resta prioritaria l’esigenza di accelerare sulla realizzazione di un Piano per i bacini di accumulo – evidenzia il direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – poiché solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro l’acqua necessaria per l’agricoltura e non solo. Il Piano invasi proposto dalla Coldiretti consentirebbe di aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%, un intervento necessario anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare con l’aumento della produzione locale e la riduzione della dipendenza dall’estero”.

Dunque nuove proposte e nuovi interventi che non possono più aspettare per far fronte a un cambiamento così profondo, ma anche individuare e praticare uno stile di vita più rispettoso del pianeta e della risorsa acqua.

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