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Venerdì 29 marzo 2024

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I colori del silenzio che danno vita alla montagna e al mondo di Mistral

Tino Aime il compianto artista che ha percorso tutto l’arco alpino, dalle valli occitane delle origini fino alla valle di Susa dei suoi approdi

La Guida - I colori del silenzio che danno vita alla montagna e al mondo di Mistral

Cuneo – Tino Aime, scultore, pittore dei colori e dei silenzi che davano vita sui quadri alla montagna e al mondo di Mistral, era nato nel 1931 a Cuneo, ha vissuto a lungo fino a 86 anni a Bastia di Gravere in valle Susa, in provincia di Torino dove lavorava, ed è morto sabato 8 luglio del 2017.

Figlio di pastori originari di Roaschia, ma si è trasferito a Torino nel 1941. Dopo aver frequentato la Libera Accademia di Torino, sotto la guida di Idro Colombi, ha iniziato a esporre come scultore, per poi dedicarsi alla pittura e alla grafica, di cui è interprete conosciuto anche in campo internazionale con più di 200 mostre personali in Italia e all’estero. È amico di scrittori e poeti come Lorenzo Mondo, Davide Lajolo, Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern, Laura Mancinelli, Nico Orengo, Ernesto Caballo, Renzo Guasco, Marco Franceschetti e Edoardo Ballone, che gli hanno dedicato pagine letterarie raccolte nel volume Caro Tino… lettere ad un amico pittore e che hanno accompagnato le sue cartelle di incisioni. Ha iniziato a esporre nel 1963 e ha conseguito riconoscimenti in Italia, Francia, Romania e Stati Uniti. In Provenza ha inciso e dipinto il mondo di Federico Mistral: le opere sono state esposte in una mostra itinerante nei musei di Gap, Marsiglia, Digne, Draguignan, Aix en Provence e Nizza. Ha realizzato il bozzetto per il francobollo commemorativo di Galileo Ferraris emesso il 7 febbraio 1997 e sempre in quell’anno ha realizzato il dipinto per il Palio di Susa e il bozzetto per il biglietto della Lotteria Italia Susa-Moncenisio. Ha realizzato il monumento per il Centenario della corsa automobilistica in salita Susa-Moncenisio collocato nel 2002 a Susa.  Nel 2008 realizza il monumento per i cento anni della nascita di Cesare Pavese ed espone alla Fiera della parola, presso l’Archivio Storico Olivetti di Ivrea, partecipazione ripetuta anche nel 2009 e 2010. È a Bruxelles nel 2009 con l’importante mostra presso l’Espace Wallonie di Bruxelles, Piemonte, Confins du silence, voluta da Regione Piemonte e Provincia di Torino e ripetuta nel 2010 al Palazzo delle Feste di Bardonecchia. Nel 2011ottiene, a Santo Stefano Belbo, il premio Una vita per l’arte dal Centro Pavesiano – Museo Casa Natale. Tra gennaio e febbraio del 2013, ha partecipato alla collettiva Alpi dell’Arte, allestita nella Chiesa di San Francesco a Cuneo, trasferita poi nella Chiesa di San Domenico ad Alba nel successivo mese di marzo. “Ho sempre amato dipingere”, ha confidato Aime in un suo testo autobiografico pubblicato nel volume monografico Tino Aime. Opere del 2008, “i luoghi dove l’uomo fatica di più e la vita è più difficile, l’alta Langa (quella di Fenoglio), le lagune e le desolate distese della Camargue dove l’acqua e la terra si fondono (Mistral), le bruciate sierre dell’Andalusia (Garcia Lorca), le mie borgate abbandonate di montagna (Toni Boudrier, Mario Rigoni Stern). Dipingo il mio quotidiano e le mie origini. Dipingo nature silenti, fiori stremati e oggetti dimenticati. Amo incidere, scolpire, accarezzare le pietre, sentire i profumi del legno. La materia mi attrae, ma vorrei anche saper dipingere l’aria. Già da fanciullo sbalzavo lastre di rame, scolpivo cortecce di larice, disegnavo e coloravo i sassi della spiaggia, saldavo ritagli di metallo e attorcigliavo fili di ferro”. Quella di Aime è un’appassionata personalità artistica, che, come ha scritto Vanni Giuliano nella presentazione della personale a Ostana, “ci restituisce il tempo della contemplazione e della riflessione. Induce chi è di fronte alle sue opere a posarsi con leggerezza, come fanno i suoi merli e i suoi pettirossi, sulla neve appena caduta a ripulire questo mondo sempre meno immacolato, per incontrare una presenza dell’uomo discreta anch’essa”.

“Uomo di alta quota, Tino Aime ha difeso i valori del suo mondo… – scrive Giorgio Calcagno – Ha colto la vena fabulatoria della pietra, il monologo della roccia, il respiro vetroso del rio che scorre sotto la scarpata. I suoi quadri raccontano la storia di un ragazzo che viene da una famiglia di pastori, ha percorso tutto l’arco alpino, dalle valli occitane delle origini fino alla valle di Susa dei suoi approdi…. E non si è mai stancato di interrogare la montagna, di ricrearla, di darle mutamente voce, proiettandola, invenzione delle invenzioni, in dimensione fantastica sulla tela”.

Amava moltissimo Cuneo e a Cuneo aveva esposto con GrandArte 2013. Nei giorni in cui è morto avrebbe dovuto inaugurare una sua mostra a Chianale, ma in questi anni, soprattutto a Sancto Lucio de Coumboscuro è stato ricordato tante volte.

 

 

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