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Lunedì 25 novembre 2024

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I preti martiri di Boves Don Bernardi e don Ghibaudo sono beati (video)

La promulgazione del decreto questa mattina, 9 aprile, alle 12.15

La Guida - I preti martiri di Boves Don Bernardi e don Ghibaudo sono beati (video)

Roma – È stato firmato questa mattina, sabato 9 aprile, alle 12.15, il decreto di beatificazione dei due preti martiri bovesani don Mario Ghibaudo e don Giuseppe Bernardi, uccisi il 19 settembre 1943 da una rappresaglia nazista che tolse la vita a 23 persone e incendiò 350 case. La promulgazione dei decreti nell’udienza di oggi è avvenuta per volere di Papa Francesco e per mano del cardinale Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

A Boves la notizia ha destato grande gioia perché rappresenta un importante traguardo del processo di pace e riconciliazione avviato dalla comunità, oltre che un riconoscimento nei confronti dei due sacerdoti che diedero la vita per la propria gente. In segno di festa le campane delle chiese del territorio suonano a gran voce.

 

Il processo di beatificazione ha avuto un cammino lungo. Parte nel 2013 con il forte impegno dell’Associazione don Bernardi e don Ghibaudo. Tuttavia la raccolta di testimonianze su quello che successe in quel tragico 19 settembre 1943 risale ad alcuni anni prima. Nel 2008 infatti Piergiorgio Peano e Luigi Pellegrino iniziarono a intervistare testimoni diretti. Una raccolta di materiale importante che fu la base di partenza per l’attività dell’Associazione nata ufficialmente nel giugno 2011. Un lavoro corale orchestrato dal parroco don Bruno Mondino e da un gruppo sempre più numeroso di volontari.

Significativa la nomina del primo Presidente dell’Associazione, il compianto Dino Cerutti. Dino fu infatti colui che servì Messa nell’ultima celebrazione Eucaristica officiata da don Mario in Santa Croce.

L’attenzione venne subito posta al sacrificio “in odium fidei” dei due preti che, in quella tragica giornata, rimasero accanto ai parrocchiani fino a donare la loro vita. Entrambi si spesero per la comunità. Don Giuseppe come mediatore insieme con l’industriale Antonio Vassallo. Don Mario come aiuto alla fuga. “Sotto la guida dello Spirito – ha sottolineato don Bruno Mondino – portarono il perdono di Dio dopo aver chiesto a loro volta l’assoluzione. E proprio benedicendo ed assolvendo sono morti”.

Riconciliazione, perdono e speranza, termini usati dall’allora Vescovo di Cuneo Monsignor Giuseppe Cavallotto (uno degli artifici dell’inizio del processo), sono stati i punti di partenza di una comunità impegnata a costruire un futuro di pace attraverso gesti concreti. Una comunità “educata” alla pace anche grazie alla nascita, nel 1983 della Scuola di Pace (creata su idea dell’allora sindaco Piergiorgio Peano), il conferimento del titolo di “capoluogo di pace” (1987), la nascita dell’associazione “Le città del dialogo” (2005) e la bella amicizia con Schondorf, centro della Baviera dove è sepolto Joachim Peiper, colui che ordinò la strage.

“Dal partecipato momento della traslazione delle salme dei nostri sacerdoti (26 aprile 2016) nella parrocchiale di San Bartolomeo – ricorda don Bruno – sono sempre più le persone che trovano “sostegno” pregando vicino alla loro tomba. E’ emerso chiaro il messaggio che don Giuseppe e don Mario hanno lasciato, l’invito alla misericordia ed al perdono”. Anche per questo motivo, in prossimità dell’altare dei due preti martiri, è stata collocata sin dall’autunno del 2017 la “cassetta del perdono”, in cui, chi lo desidera, può inserire una preghiera, un pensiero o un semplice ringraziamento in merito all’esperienza del perdono. Un’esperienza che accompagna e consola molte persone.

Accanto a questa, altre iniziative come la proposta di preghiera mensile “Lampade della Pace” (Adorazione Eucaristica attraverso una traccia scritta ricordando la spiritualità di don Giuseppe e don Mario che preservarono e fortificarono la comunità a loro affidata con la benedizione di Dio) e i “Cantieri di riconciliazione”. Quest’ultimo appuntamento portò a Boves nel 2018 altre esperienze ecclesiali e civili attinenti al periodo della seconda guerra mondiale. Storie che possono indicare strade concrete di riconciliazione senza la presunzione di esservi arrivati, un modo per imparare ed incoraggiarsi gli uni con gli altri. Successivamente l’esperienza della comunità bovesana confluì in molti volumi, video, spettacoli teatrali e in un docufilm realizzato da Tv2000.

Uno degli elementi più belli, guardando la strada percorsa dall’Associazione in questi anni è probabilmente proprio questo coinvolgimento di persone e realtà diverse. Un coinvolgimento che parte dalla Diocesi come ha ricordato più volte Monsignor Piero Delbosco (ricordando che don Giuseppe era originario di Caraglio e don Mario di Borgo San Dalmazzo), e che “abbraccia” un’ampia area geografica. Per questo la festa di oggi è una festa che va oltre la città di Boves.

“E’ un momento di forte emozione e commozione per me – racconta il Presidente dell’Associazione Piergiorgio Peano -. Penso a quel 19 settembre. Al momento in cui don Bernardi benedice la salma del soldato tedesco caduto. E’ il primo atto di riconciliazione. E’ la radice profonda del cammino della nostra comunità”.

“Quello di oggi è l’ultimo regalo che Monsignor Aldo Martini ha voluto fare alla comunità – hanno ripetuto molti bovesani oggi poco dopo le 12 quando sono suonate le campane a festa. Il sacerdote, scomparso ieri, è stato infatti uno dei più attivi e convinti sostenitori della causa di beatificazione.

Anche per questo don Bruno Mondino nel video messaggio di annuncio della firma del Pontefice, ha voluto ricordare don Aldo. “Bovesano che ha vissuto tanti anni a Roma – ha detto don Bruno – era molto legato alla città e al cammino dell’associazione. Don Aldo, in cielo sta facendo i complimenti a don Mario e don Giuseppe. Per noi è un giorno di festa. Spero che per ognuno sia un giorno di speranza. I due Beati hanno vissuto in una situazione di tragedia, sono stati costruttori di pace. Hanno portato la benedizione e il perdono di Dio. Spero che aiutino anche noi a fare altrettanto”.

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