Festa annullata a Roata Chiusani e lite col sindaco, giostraio assolto
L'uomo era accusato di violenza privata e minacce al primo cittadino, dopo la decisione precauzionale di bloccare per rischio contagi il luna park nell'agosto 2020
di Camilla Pallavicino -
Mercoledì 9 marzo 2022
Centallo – Si è concluso con una piena assoluzione il processo al giostraio P. M., accusato di violenza privata e minacce ai danni del sindaco di Centallo Giuseppe Chiavassa. Il giudice, accogliendo la richiesta sia dell’accusa sia della difesa, ha assolto l’uomo che il 18 agosto 2020 era effettivamente arrabbiato per il repentino cambio di idea del sindaco, in merito allo svolgimento del luna park in piazza, e che portò il camion davanti a casa del sindaco solo perché quest’ultimo gli spiegasse di persona le ragioni della scelta, dal momento che poche ore prima si era rifiutato di parlare di persona con i giostrai, delegando al vicecomandante della Polizia locale il compito di dare la notizia. Dopo la metà di agosto erano tornati a risalire i contagi un po’ in tutta Italia e il sindaco aveva deciso di annullare quell’evento che avrebbe richiamato molto pubblico in una situazione difficile da controllare. Non c’erano contagi in quei giorni a Centallo e, così come prevedeva l’accordo, la festa si sarebbe potuta fare, ma la situazione generale stava repentinamente cambiando e il sindaco aveva assunto una decisione in via precauzionale che anche il Tar del Piemonte ha giudicato legittima, nel ricorso presentato dai giostrai per ottenere il risarcimento. Erano state già affrontate spese per gli allacciamenti delle utenze di luce e gas, erano già state montate alcune giostre e quella decisione improvvisa aveva suscitato perplessità e soprattutto il rifiuto del sindaco di spiegare di persona aveva scaldato gli animi. Dall’istruttoria è però emerso che quel camion parcheggiato davanti a casa del sindaco in realtà non ostruiva completamente il passaggio e la minaccia proferita nei confronti di Chiavassa era stata detta da un altro giostraio a cui il sindaco si era riferito in modo offensivo riguardo alla sua disabilità; quest’ultimo infatti, rinviato a giudizio con la stessa accusa, ha scelto di chiedere la messa alla prova risarcendo il Comune, mentre P. M. aveva scelto il rito ordinario forte delle proprie ragioni, che il dibattimento ha evidenziato, portando alla piena assoluzione per tutti i capi d’accusa.