Cuneo – L’efficienza e la qualità dei servizi sanitari in Piemonte è sempre più bassa. A dirlo è la classifica nazionale ufficiale dei Lea, Livelli essenziali di assistenza, dove il Piemonte è precipitata al 12esimo posto. Un tonfo, ottenuto dall’analisi dei dati relativi al 2019 e ufficializzato dal Ministero della Salute, calcolando che solo due anni fa guidava quella classifica e l’anno scorso era comunque quarta ma dietro a Emilia, Veneto e Toscana. Ora il Piemonte della gestione Cirio-Icardi si è fatta superare a Umbria, Lazio, Puglia, Abruzzo, finendo ai livelli dei tempi del 2012 in pieno Piano di Rientro. È fermo a 188 punti lontano dai 221 di due anni fa e i 218 dello scorso anno, così come dai 222 di Veneto e Toscana ma anche dai 204 dell’Abruzzo o dai 206 della vicina Liguria.
Un disastro in cui il Covid non c’entra nulla, così come incolpevoli sono coloro, medici, infermieri e amministrativi, che nella sanità ci operano. Il Piemonte infatti continua ad eccellere per comparto ospedaliero e prevenzione. Ma il tracollo sarebbe dovuto soprattutto a ritardi e omissioni dell’apparato burocratico del governo della sanità piemontese. Nel documento ufficiale ministeriale infatti c’è scritto che “il punteggio, in peggioramento rispetto all’anno precedente, è dovuto in particolar modo alle carenze informative, quali l’insufficienza della qualità̀ dei flussi informativi, integrate solo successivamente alla data di chiusura della valutazione della griglia Lea”.