Centallo – Via Crosia-Cerrione, tra suggestivi scorci paesaggistici e campi di fagiolo rosso, è da sempre uno degli itinerari centallesi preferiti dagli amanti delle passeggiate all’aria aperta. Il percorso, seppur accessibile anche alle auto, è poco battuto dal traffico e consente a escursionisti e corridori di raggiungere agevolmente la cappella di San Rocco e, di lì, frazione San Biagio. Di recente, il tracciato ha ricevuto una prosecuzione con l’ampliamento di via Gherra, un sentiero sterrato che collega il cimitero di San Biagio con la via vecchia per la chiesa di Madonna degli Alteni, strada asfaltata ma non più battuta dal traffico stradale dopo la chiusura del passaggio a livello centallese. Utilizzando il sottopassaggio della stazione, è così possibile tornare al punto di partenza, lungo un anello della lunghezza complessiva di circa nove chilometri. Il percorso inizia dalla rotonda di via Cavour, e costeggia la zona del parco Aia grande fino al ponticello sotto la ferrovia. Di qui, tra alberi, campi e vegetazione, si raggiunge la “crosia”, ossia l’incrocio che dà il nome alla prima parte del tragitto (nella foto): la strada asfaltata prosegue con una svolta a destra, mentre il sentiero sterrato attraversa le campagne fino a Piovani. In passato la zona era ricca di risorgive paludose, e per questo il viottolo ha preso il nome di via Salmatoria. Al centro dell’incrocio sorge cascina Crosia Soprana, edificio che nel 1770 apparteneva al Barone Zavatteri. Rimanendo sul tragitto principale, si raggiunge poi un recinto con asini e cavalli: poco prima, sulla destra, si erge una cappella di inizio Seicento – purtroppo abbandonata e non agibile – dedicata al culto di San Carlo Borromeo. Sul frontone è affrescata un’ostensione della Sindone, testimonianza che nei secoli passati la cappella era una tappa sulla via dei pellegrinaggi per Torino. All’interno è ritratta la Vergine assisa in trono con i Santi Carlo, Francesco, Maurizio, Antonio, Sebastiano e Rocco.
La strada costeggia poi cascina Cerrione, storico edificio delle campagne centallesi già presente nel catasto del 1596, e raggiunge infine la cappella di San Rocco, costruita nel Settecento in ampliamento del precedente pilone, realizzato come ex voto durante la peste manzoniana. Sul sagrato vengono tuttora deposti lumini per pregare l’intervento del Santo contro il Covid-19, a testimonianza di una religiosità popolare mai sopita. Svoltando a destra, via Murazzo attraversa l’area industriale di San Biagio fino alla rotonda: proseguendo dritto si imbocca via Boerino, e si costeggia la cinquecentesca torre rotonda, simbolo della frazione. Secondo una leggenda popolare, sotto la torre si celerebbe un lungo passaggio segreto, utilizzato in caso di assedio dai nobili che vivevano nel castello di Centallo per raggiungere questa zona in campagna. Giunti al cimitero, si può quindi imboccare il sentiero sterrato di via Gherra, per poi attraversare la strada provinciale e proseguire fino al punto in cui sorgeva il passaggio a livello. Sulla sinistra, prima di imboccare il sottopasso ferroviario, è possibile ammirare un altro “gioiello dimenticato” centallese: la chiesa di Madonna degli Alteni o Santa Maria dei Nasi, nata nel Duecento come priorato dell’abbazia di San Dalmazzo di Pedona. L’edificio – anch’esso inaccessibile e in stato di abbandono – era una delle tre sedi parrocchiali di Centallo prima dell’unificazione, e cela al suo interno un ciclo di affreschi realizzato nel 1438 dall’artista Pietro da Saluzzo, dedicato alla morte e ascensione di Maria e ispirato al vangelo apocrifo di Giuseppe d’Arimatea.
Superato il ponte sul torrente Grana, svoltando a destra è possibile imboccare una strada asfaltata che, dalla sede delle unità cinofile “Le Fiamme”, costeggia il corso fluviale fino al mulino di Mellea. Poco dopo l’inizio del tragitto, si può anche svoltare a sinistra e compiere un itinerario ad anello lungo 5,15 chilometri che conduce invece nel cuore della verdeggiante regione Sagnassi, in passato sede di ricche risorgive naturali ora parzialmente bonificate con la costruzione dei fontanili. La zona conserva un ecosistema di grande interesse per gli amanti della natura e degli animali, con molte specie insolite. La casa demaniale abbandonata che emerge in mezzo alla vegetazione, inoltre, ha dato i natali a don Stefano Gerbaudo, sacerdote centallese attualmente in corso di beatificazione. Anche il paese di Tarantasca, che secondo una diffusa leggenda popolare contribuì alla fondazione della città di Torino, vanta un patrimonio ricco di storia locale. L’abitato è dominato da una suggestiva dimora signorile seicentesca appartenuta alla famiglia Dalla Chiesa, sorta a seguito della trasformazione di un precedente castello di epoca medievale. L’edificio, realizzato in stile barocco, nelle quattro torri angolari conserva alcuni tratti della precedente struttura fortificata. Poco lontano sorge anche la chiesa parrocchiale, dedicata al culto di San Bernardo e contenente un’acquasantiera gotica risalente al 1460. Completa il percorso la Confraternita della Santa Croce di via Carletto Michelis, con il suo campanile composito di epoca barocca.