Una moltitudine di vibrazioni percorrono le pagine che Daniela Bernagozzi dedica al diario di Alice Schanzer, moglie di Tancredi Galimberti e madre di Duccio. È da questi nomi, per certi versi così “ingombranti”, che l’autrice muove alla scoperta di una figura che, sulla scena prima romana poi cuneese, di fine Ottocento, assume una posizione di appartata presenza frutto di educazione, ma anche di una formazione intellettuale non comune sul versante femminile.
Il ritratto si fonda sul materiale che la stessa Alice ha raccolto nel suo diario dal 1887 quando lei ha quattordici anni e suo padre è appena morto. Una mole di annotazioni da cui Daniela Bernagozzi estrapola passaggi per tratteggiare un’immagine per così dire tridimensionale. La preoccupazione non è quella di una scansione cronologica. Piuttosto organizza la quantità di materiale disponibile secondo varie prospettive che mettono in conto aspetti diversi della giovinezza di Alice.
L’arco temporale preso in esame è infatti relativo solo al periodo romano. Quindi, dopo un primo capitolo dedicato alla famiglia di provenienza, “tipica famiglia mitteleuropea” benestante che da Vienna si trasferisce prima a Milano poi a Roma, tutta l’attenzione ci concentra sulla formazione intellettuale della giovane Alice, sulle sue aspirazioni e, infine, sui sentimenti che le si agitano nel cuore.
Il diario, come “devozione per la memoria”, diventa punto di vista privilegiato sul suo animo, ma anche sulla società che la circonda, a cui si avvicina con discrezione, attenta alla gerarchia sociale, ai codici che tacitamente ne definiscono ruoli e comportamenti. Una finezza di sguardo che offre un’immagine precisa della vita di una ragazza dell’alta borghesia, ma anche lascia decifrare pensieri puntuali e soppesati. Non sono soltanto gli eventi politici, di cui peraltro si sente l’eco. Sono soprattutto le relazioni con familiari (su tutti il fratello Carlo) e conoscenti, le aspirazioni e i progetti (l’insegnamento come “missione morale”). Alice raramente lascia trasparire accenti forti. È un racconto dell’anima a cui Daniela Bernagozzi si avvicina con garbo e discrezione anche quando tocca le corde intime dei sentimenti, quasi un dialogo di voci femminili. Allora il diario di Alice le viene in soccorso: è lei infatti a raccontarsi in ampi stralci, senza forzature, senza indebite interpretazioni a posteriori.
Una scelta di stile che appare chiara allorché l’autrice racconta le vibrazioni del cuore di Alice: “sono fatta per la lotta, non per amore”. Eppure i primi incontri con Tancredi suggeriscono un cammino di scoperta eccezionalmente delicato: “non so spiegarmi quest’inquietudine, questo desiderio di correre nel destino, questa ‘tema che si cangia in desio’ pur restando timore”. Sono le inquietudini di giovane innamorata, che rivelano delicata sensibilità, nuova e sconosciuta rispetto alla ragazza il cui sguardo pochi anni prima si posava sui codici comportamentali registrati accuratamente nella società romana. Una giovane che sta per abbandonare la capitale alla volta di Cuneo col marito.
Non mi parlar d’amore
di Daniela Bernagozzi
Primalpe
19 euro