Perché in Italia ci sono così tanti morti?
Il numero di morti in Italia è in assoluto elevatissimo (ad oggi 3.405 casi), ma lo è anche in rapporto al numero di contagi: attualmente è l’8,2%, mentre a livello mondiale (Italia esclusa) la percentuale è del 3,3%. Come si spiega questa differenza?
Nessuno ha dato finora una risposta univoca e certa, ed è probabile che ci siano diverse concause.
La prima è legata banalmente alla correttezza dei dati trasmessi dalle singole nazioni: in alcuni casi, ad esempio in Iran, c’è il sospetto che i dati ufficiali nascondano il dato reale.
La seconda è legata alla diversa modalità di conteggiare i decessi: in alcuni stati si distinguono i morti “per” coronavirus dai morti “con” coronavirus, anche se non è certamente facile diagnosticare la causa effettiva di decesso in un paziente che ha diverse patologie, come succede nella maggioranza dei casi.
La terza è legata ad una disomogeneità nelle modalità di rilevare il numero di contagi: in Italia, ad esempio, il numero di tamponi è notevolmente inferiore a quelli effettuati in Cina, e pertanto anche i contagi “rilevati” diminuiscono rispetto al totale. La scarsa quantità di test effettuati incide negativamente, però, sulla possibilità di impedire che gli asintomatici trasmettano il virus e questo potrebbe, se non vanificare, sicuramente diminuire l’efficacia delle misure di contenimento in atto.
La quarta è legata all’età media della popolazione: l’Italia ha una popolazione decisamente più anziana rispetto alle altre nazioni, e questo incide sensibilmente sulla percentuale totale, considerato che la mortalità negli anziani è notevolmente maggiore.
La quinta è la più terribile, e si spera che non sia vera: la possibilità che in certe zone d’Italia, in particolare in alcune aree della Lombardia (dove la percentuale è ancora maggiore, circa l’11%, mentre in Piemonte è al 6,6%), le strutture sanitarie non siano più in grado di fornire un’assistenza medica adeguata ai pazienti più difficili (in tabella la percentuale di decessi suddivisa per Regioni).In base ai dati della Protezione Civile del 18 marzo