Padre fondatore dell’Afrobeat, miscela tra suoni africani, funk, soul e jazz che ha influenzato generazioni di musicisti, il nigeriano Fela Kuti (1938-1997) è, da qualche anno a questa parte, oggetto di una rinnovata attenzione globale che, oltre a spingere alla ripubblicazione dei suoi album, è culminata anche in un fortunato musical a Broadway, “Fela!”, prodotto tra l’altro da personaggi del calibro di Jay-Z e Will Smith.Nella sua vita il Nostro intrecciò l’attività artistica, l’impegno politico contro i regimi che frustravano gli entusiasmi dell’Africa post-coloniale e il gusto per azioni sopra le righe, come il matrimonio collettivo delle 27 coriste o la creazione di una grande comune a Lagos, la “Kalakuta Republic”, bruciata nel 1977 dai militari, bollati come “zombie” nell’omonimo album perché obbedienti al dittatore Olusegun Obasanjo.Non stupisce che “The Black President” – com’era soprannominato Fela – abbia ispirato anche il ballerino/coreografo Serge Aimé Coulibaly, proprio nel momento (2014) in cui il suo Burkina Faso poneva fine con una rivolta popolare al più che ventennale regime di Blaise Compaoré. Ha creato così lo spettacolo “Kalakuta Republik” con gli eccezionali danzatori del Faso Danse Théâtre, da lui fondato in Belgio dopo l’esperienza con Alain Platel (per alcuni l’erede di Pina Bausch). Omaggio a Fela Kuti, ricco di riferimenti alla sua biografia, è anche una potente riflessione in forma di danza sul rapporto tra arte e lotta politica.Nella 1° parte un lunghissimo (30′) e ipnotico pezzo di Fela (“Army Arrangement”) costringe i ballerini (sei africani e una francese) ad un tour de force formidabile, in cui la danza frenetica e angolosa mescola gioia e dolore, festa e violenza, a volte sottolineata da immagini di guerre e migrazioni. Nella 2° parte ci si sposta in un night club decadente, dove l’atmosfera lasciva e le contraddizioni umane del musicista non rendono meno urgenti certe domande da lui poste e la speranza di cui sono emblema le 3 donne della compagnia, trasportate alla fine sulle spalle dai loro colleghi maschi in mezzo al pubblico.Lo spettacolo, bellissimo, da vedere battendo il ritmo coi piedi, è arrivato il 6 e il 7 ottobre alle Fonderie Limone di Moncalieri grazie a “Torinodanza Festival”.La rassegna continua fino al 1° dicembre: il prossimo appuntamento è, ancora a Moncalieri, sabato 21 e domenica 22 ottobre alle 20,45 con “Humanoptère”, il nuovo spettacolo tra danza, giocoleria e nuovo circo della compagnia francese La Main de l’Homme di Clément Dazin. Per informazioni: www.torinodanzafestival.it