Cuneo – Il medico chirurgo Corrado Lauro, di origini saluzzesi, è finito giovedì 11 maggio nella rubrica di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera. Sulla sua pagina di Facebook, il medico che lavora al Santa Croce si è rivolto a chi aveva esposto il cartello ostile agli immigrati che arrivano a Roata Canale («Questo non è un consiglio, è una minaccia: noi i negri non li vogliamo»), scrivendo agli autori del messaggio: “Non intendo più curarvi, a meno che non siate a rischio immediato di vita”. Dottor Lauro, perché questa sua provocazione?“Per sollevare l’attenzione sul pericolo di rigurgiti xenofobi e razzisti anche nelle nostre comunità, come emerge dai toni del volantino anonimo esposto nella frazione cuneese di Roata Canale. Ovviamente non posso esimermi dal prestare cure a chiunque, ma ho invitato coloro che usano toni ed espressioni razziste a riflettere prima di instaurare una relazione terapeutica empatica con me. Stupito di essere finito nella rubrica di Massimo Gramellini?Stupito si, ma soprattutto dal fatto che il clamore sia stato sollevato dal mio post, peraltro non anonimo, piuttosto che da quel volantino contro il quale la mia risposta era indirizzata. La sua giornata di giovedì 11 maggio come è stata?Molto faticosa per una ribalta che non cercavo. Tantissime le manifestazioni di solidarietà e attestazioni di condivisione che ho ricevuto, ma anche di dissenso e forse di incomprensione. Il problema dell’accoglienza degli immigrati, secondo lei?L’immigrazione è un fenomeno inarrestabile, a causa della differenza enorme nella distribuzione della ricchezza nel mondo. Non può essere risolta dall’Italia soltanto, ma in un contesto di coordinamento globale. Ma il post non era solamente dettato dalla vicenda dell’accoglimento o meno dei migranti, un tema delicato ed incredibilmente ampio di cui non ho il titolo di essere portavoce. Il mondo di oggi come lo vede?Paure e ansie dei singoli cittadini sono comprensibili, le strumentalizzazioni sono inaccettabili, tanto più se a fini di consenso. Il dovere morale dell’accoglienza deve accompagnarsi al diritto di chi accoglie alla sicurezza e alla legalità, e di chi è accolto ad esserlo nelle migliori condizioni possibili, e nel rispetto della tutela dei diritti fondamentali dell’ uomo.