Cervasca – Il lockdown forzato ha fatto scoprire o riscoprire, soprattutto ai cervaschesi, oltre alla bellezza dello stare all’aria aperta, anche incantevoli luoghi: dai percorsi vicino alla Stura nella frazione di Santa Croce, alle strade pianeggianti della “griera” che conducono verso San Defendente o uniscono le frazioni al capoluogo, i luoghi silenziosi della campagna di San Bernardo, ma soprattutto la collina cervaschese, bella in ogni stagione, per arrivare fino a San Michele. Per non perdersi fra tante vie percorribili soprattutto a piedi e in bicicletta, sarà presto collocata la nuova segnaletica con le indicazioni di destinazioni e tempi di percorrenza. Dalla ciclabile del Parco fluviale Gesso e Stura che fiancheggia la Stura si sale facilmente alla frazione di Santa Croce. Da qui, percorrendo strade secondarie, si attraversa la zona denominata “griera”, area dedicata soprattutto alla coltura di alberi o prati, o comunque colture che non necessitano di troppa acqua. La “griera” è infatti quella zona tra il fiume e la collina, non raggiunta da canali che prendono acqua da Stura. Le strade si snodano con pochi incroci per andare verso il capoluogo cervaschese e la sua collina, oppure verso San Defendente e, oltrepassando via Nazionale all’altezza della rotatoria di via Bisalta, si può imboccare via del Corno. È un’ombrosa stradina asfaltata, fresca d’estate, che conduce verso il territorio di San Bernardo. Oltrepassata via Castagna, che porta nel territorio comunale di Cuneo, è possibile continuare su strada non asfaltata, costeggiata da un ampio corso d’acqua che piano piano si divide in “bealere” o canali più piccoli fino a raggiungere luoghi silenziosi e tranquilli nella campagna coltivata della frazione di San Bernardo.
La vera riscoperta per i cervaschesi è stata però la collina. La meta principale è colle San Maurizio dove sorge il santuario Madonna degli Alpini: da lì si gode un bellissimo panorama sulla pianura cuneese e sui monti. Il colle è raggiungibile su strada asfaltata, ma anche da sentieri attraverso i boschi che da Cervasca portano al piccolo borgo della frazione di San Michele e poi salgono al santuario. Anche i boschi rappresentano un patrimonio per Cervasca. Per la maggior parte i terreni sono infatti coltivati e ben tenuti dai proprietari produttori di castagne. Non solo la caratteristica “cervaschina”, detta anche “tempuriva” (matura prima delle altre) ottima per le “ballotte” cioè le castagne bollite, ma anche altre specie come il garrone rosso e il garrone nero, più adatti per “mundaj” (caldarroste) o marron glacé. A ricordare l’importanza di tali produzioni, la terza domenica di ottobre si tiene la sagra della Cervaschina e dei Pisacan, funghi meno nobili dei porcini, ma commestibili e ottimi in cucina, abbondanti in estate e autunno sul territorio cervaschese. Per valorizzare questa passione che caratterizza l’economia della collina cervaschese è stata recentemente inaugurata la Via dei Castagni che dalla piazza del municipio, con una facile passeggiata di circa sei chilometri a mezza costa, ben segnalata grazie ai cartelli in legno, porta nel cuore dei castagneti in uno splendido panorama primaverile, in un ombroso luogo estivo, in un coloratissimo paesaggio autunnale, in un silenzioso e incantevole cammino invernale. La valorizzazione dei percorsi collinari è anche data da alcune manifestazioni sportive come la corsa podistica dei “Sentieri cervaschesi”, organizzata dall’Asd Dragonero che si occupa anche della pulizia e della manutenzione dei percorsi, oppure dalla Trail Curnis auta che si svolgerà quest’anno il sabato 10 e domenica 11 luglio, gara di corsa in montagna, 80 chilometri e 4.500 metri di dislivello. Se poi qualcuno volesse godere per qualche giorno di questi paesaggi e conoscerli meglio con passeggiate ed escursioni, esiste un rifugio di bassa valle nell’ex scuola dei Boschi a Pratogaudino (si può pernottare d’estate prenotando in Comune).