Scarnafigi – Scarnafigi ha oggi nella produzione casearia, sia ad opera di grandi aziende che di piccoli artigiani, e nell’allevamento bovino che ne sta alla base, gli elementi fondanti della sua identità territoriale. Ricco di testimonianze storiche e tesori d’arte, lega il suo nome anche a quello del celebre marciatore Maurizio Damilano.
La Confraternita dedicata “all’Invenzione e all’Esaltazione di Santa Croce” fu edificata tra il 1700 e il 1701 per volontà degli “Ufficiali della Crociata”, sulle rovine di una precedente chiesa. Sede del Punto Octavia, ospita oggi uno spazio multimediale di racconto del territorio, dedicato alle tradizioni materiali e immateriali. Il progetto, nato grazie al sostegno della Fondazione Crc, è fortemente innovativo in quanto il bene è accessibile e fruibile in piena autonomia attraverso la app per smartphone “Visit Octavia”, che permette di sbloccare la porta d’ingresso e visitare il “museo”, tutti i giorni dalle 9 alle 18. Al suo interno, un percorso fisico e multimediale tra oggetti rappresentativi, pannelli e strumenti multimediali (tavolo touch e punto proiezione), attraverso immagini, video e approfondimenti, guida i visitatori alla scoperta di storia, cultura, aneddoti e curiosità dei Comuni di Octavia.
La cappella del Santo Sudario sorge a fianco della chiesa parrocchiale, con la quale costituisce un tutt’uno, ed è stata edificata dalla famiglia De Ponte tra il 1637 e il 1643, in sostituzione della precedente cappella detta del “Santissimo Sacramento”, voluta nel 1585 dal Conte Giulio De Ponte. La cappella è accessibile dalla Chiesa di Maria Vergine Assunta e rappresenta sicuramente il fiore all’occhiello di Scarnafigi. La motivazione dell’intitolazione va riferita alla forte diffusione che, nel XVIII secolo, ebbe la devozione verso la Sacra Sindone in collegamento con la politica devozionale portata avanti dai Savoia. Nel 1788 la chiesa divenne patronato dei Marchesi Seyssel d’Aix di Sommariva Bosco, i cui stemmi, insieme a quelli dei De Ponte, sono raffigurati negli spicchi della volta accanto ai quattro evangelisti. Organizzata su un unico spazio caratterizzato da una ricchezza di stampo barocco, la cappella è stata interamente affrescata del genio artistico del fiammingo Giovanni Claret, con il quale la famiglia Da Ponte aveva uno stretto legame di amicizia. La tela della Sindone, sopra l’altare, conclude il ciclo pittorico sulla vita e passione di Cristo affrescata alle pareti, ma sarebbe comunque un errore terminare la visuale con il quadro. Bisogna, infatti, alzare lo sguardo alla volta dove, al centro di un ottagono, è dipinto il Cristo che risorge alla pienezza della vita. Il tutto è completato da un fastoso apparato decorativo in stucco (angioletti, festoni, conchiglie e cornici) opera probabilmente dei fratelli Rusca di Savigliano, che per lungo tempo lavorarono col Claret.
Da vedere è anche il battistero ottagonale in pietra datato 1455, attribuito ai fratelli Zabreri di Pagliero di San Damiano di Macra, ivi collocato nel 1974. Gli eredi della famiglia Seyssel d’Aix nel 1912 rinunciarono ai diritti sulla cappella donandola alla Casa della Divina Provvidenza di Torino che, a sua volta, la passò alla Parrocchia. Il santuario sorge in aperta campagna, poco fuori dall’abitato, in una zona che nell’XI secolo faceva parte di un primo insediamento scarnafigese chiamato “Villa Quadraciana”. Al suo interno conserva un affresco prestigioso che risale al ‘400 circa e raffigura Cristo crocifisso, attribuito, da alcuni studiosi al Maestro d’Elva, al quale si devono numerosi lavori nel Marchesato di Saluzzo. Il santuario nasce come cappella a protezione dell’immagine della crocifissione affrescata su un pilone. Testimonianza della venerazione dei devoti sono i quadri appesi all’altare che ne riportavano le prodigiose grazie ricevute. Lo sviluppo devozionale all’icona del Crocifisso si accrebbe a tal punto che tra il 1728 ed il 1750, per interessamento del cappellano Tomatis, il santuario venne ricostruito ed ampliato con la realizzazione di un vano interno in stile barocco, di quattro altari laterali e dell’altare di fondo, più maestoso, dedicato a San Lorenzo martire con affreschi sulle pareti opera di Pietro Oberti (1704-1793): il Martirio di San Lorenzo e Santo Stefano, San Giovanni Nepomuceno e Santa Chiara, mentre sulla volta San Lorenzo in Gloria con ai lati le tre virtù teologali (fede, speranza e carità). L’edificio, di proprietà comunale dal 1929, è stato dichiarato “Monumento Nazionale”. Nel 2004, con l’intervento della Fondazione Compagnia di San Paolo, è stato completamente ristrutturato.
La cappella sorge immersa nei campi coltivati alle porte del paese e rappresenta il monumento sacro più antico del territorio di Scarnafigi. Documentata nel cartario dell’Abbazia di Staffarda dall’inizio del 1200, la chiesa veniva detta “del Gerbo”. Fu di proprietà della Commenda dei Cavalieri di Malta, anche se la sua fondazione è da attribuirsi, secondo alcuni studiosi, ai Cavalieri Templari. Nel 1798 la chiesa fu acquistata dalla famiglia Botto che la utilizzò come deposito dei foraggi e durante le varie guerre fu sede e ricovero di soldati che la ridussero in pessimo stato. Fu recuperata con preziosi interventi nel 1897; altri lavori di restauro furono promossi nel 1967 e nel 1981.
La struttura della cappella è molto semplice, ma proprio per questa semplicità rappresenta un luogo dal fascino magico. Gli affreschi gotici, conservati all’interno, erano una specie di catechismo per la popolazione del tempo. Le immagini e storie rappresentate aiutavano la gente a conoscere i vari “misteri” della fede.