Moretta – Da molti conosciuto come il paese dei formaggi, Moretta è un punto di riferimento per il settore lattiero caseario in quanto vanta la formazione di professionisti impiegati nelle imprese di tutta Italia, dal Piemonte alla Calabria. A Moretta innovazione e tradizione si incontrano: qui si trovano l’Istituto Provinciale Lattiero Caseario e delle Tecnologie Alimentari, scuola di specializzazione post-diploma e post-laurea nella lavorazione del latte e delle carni, oltre alla sede decentrata della Facoltà di medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Torino e l‘Istituto Nord Ovest Qualità per la certificazione delle produzioni agroalimentari.
Antichissima l’origine del paese: se i primi documenti scritti che ne attestano l’esistenza sono medievali, le più antiche testimonianze di presenza umana rinvenute sull’attuale territorio comunale risalgono almeno all’epoca romana. Dopo il passaggio da uno all’altro piccolo feudatario locale, nel 1362 le sorti di Moreta si legarono indissolubilmente a quelle dei Solaro, una delle più potenti casate dell’Astigiano di parte guelfa: nell’agosto di quell’anno, il Principe Giacomo d’Acaia infeudò “il castello, luogo, giurisdizione, beni e redditi feudali di Moretta” ad Agassino Solaro e alla sua famiglia. I nuovi signori curarono la riedificazione del Castello l’ingrandimento dell’abitato, che era costituito, accanto al castrum domini, da un burgus, costituito da un nucleo di case sorte intorno alla antica chiesa di Santa Maria del Borgo, e da un receptus, un ricetto, insediamento abitativo fortificato da un muro e circondato da un fossato accessibile tramite un ponte levatoio. L’impulso alla fortificazione fu dovuto probabilmente all’aggravarsi delle scorrerie verificatesi in quegli anni. Dopo la pace di Cateau-Cambresis, Moretta passò stabilmente alla Casa Savoia, alla quale i Solaro furono sempre fedeli. Durante una sosta è quindi consigliato vedere il Castello, oltre alle cappelle e al Santuario della Beata Vergine del Pilone, esempio di barocco piemontese interamente costruito in cotto a vista edificato tra il 1685 ed il 1691 sul luogo dove, il 23 luglio del 1684, un pilone votivo, dedicato alla Madonna, cominciò ad ondeggiare per “convincere” gli scettici circa una straordinaria guarigione avvenuta alcuni giorni prima. Sul luogo si costruì subito un altare, seguito poi da una cappella per racchiudervi il pilone. Il complesso costituisce ancora oggi un importante centro di devozione mariana ed è formato dalla chiesa, a fianco della quale svetta una bella torre campanaria, e da una imponente foresteria, con un elegante porticato che corre lungo l’intera facciata della foresteria ed inserito in un’ampia area verde curata a parco e giardino.
I sentieri del cuore a Moretta si sviluppano per 12 km, una camminata di circa tre ore con partenza dal sagrato del Santuario della Beata Vergine del Pilone. Si attraversa la strada e all’altezza dell’ingresso del Santuario si entra nel recinto della vecchia stazione ferroviaria, si prosegue verso sud seguendo la linea dei vecchi binari fino all’incrocio con via Cardè, si svolta a destra e subito dopo a sinistra, imboccando via Pellengo, con la vecchia linea ferroviaria sulla sinistra. In fondo alla via (a destra l’ingresso al depuratore Nestlè) si sale sulla vecchia strada ferrata per circa 200 metri fino a un vecchio passaggio a livello, da qui si scende a destra verso i campi, seguendo il sentiero per poi svoltare a sinistra e proseguire verso sud fino a via Burgo, da seguire fino alla deviazione sulla destra verso località Brasse Piccolo. Superata l’ultima abitazione della frazione, si prosegue su strada sterrata fino alla serie di chiuse sul torrente Tepice, superato il ponte si gira a destra e, fiancheggiando cascina Colombero, si procede fino all’incrocio con la provinciale Moretta-Cardè, si svolta a destra e dopo circa 200 metri di cammino sulla provinciale si gira a sinistra verso la frazione Brasse, da attraversare interamente per poi proseguire nuovamente verso il Po, da costeggiare per circa un chilometro fino all’oasi naturalistica Bosco di Villafranca. La zona è adatta a una sosta per osservare gli animali acquatici, le tipiche barche a punta e la riproduzione fedele di un traghetto degli inizi del secolo scorso. Dall’oasi si riparte attraversando la provinciale Moretta-Villafranca, si scende verso cascina San Marco e si svolta a sinistra verso il Po, da seguire fino a una curva ad esse, per poi dirigersi verso le cascine del Boglio Grosso. Giunti ad un terrapieno, si svolta a sinistra nel bosco, si costeggia un piccolo fosso e poi si gira a destra, in direzione cascina Boglio, superata la quale seguendo la strada vicinale sterrata si ritorna al punto di partenza.