Fossano – “Liceat facere et habere castrum et fortalicias”, “si autorizza la costruzione e il mantenimento di un castello e di alcune fortificazioni”. È con queste parole latine che, nel 1314, la città di Fossano autorizzava il principe Filippo I del casato degli Acaja a edificare quello che nel corso dei secoli sarebbe diventato il cuore e il simbolo della città di Fossano. La forma burocratica della concessione, in realtà, nascondeva il forte interesse della comunità fossanese a godere della protezione di una famiglia nobile di spicco, così da non doversi sobbarcare in via diretta i costi di fortificazione e protezione dell’insediamento. Da parte loro, gli Acaja colsero volentieri l’opportunità di fruire dell’ospitalità fossanese, che consentiva loro di sfruttare i benefici della fiorente economia cittadina. È da questo “matrimonio d’interesse” che, tra il 1324 e il 1332 venne alla luce un castello a pianta centrale, circondato da quattro torrioni a base quadrata e cinto da un profondo fossato. La struttura fu edificata su una piccola fortezza difensiva del Duecento, conosciuta come “la Bicocca”. Per un secolo e mezzo il castello rivestì una funzione strategico-militare e a metà Quattrocento venne rivisitato per adeguarlo all’introduzione della polvere da sparo, con modifiche al fossato, ai merli e alla muratura perimetrale.
Negli stessi anni, però, si adottò anche una scelta in controtendenza: anziché operare il passaggio da “castello verticale” a “castello orizzontale” per evitare il pericolo di crolli sotto i colpi delle palle di cannone, vennero rialzate le torri, con l’aggiunta della dentellatura. Con l’estinzione della famiglia Acaja, il castello di Fossano passò poi ai Savoia e venne convertito dal duca Amedeo d’Aosta in un palazzo residenziale di rappresentanza. La svolta investì anche il piano simbolico: vennero fatti sparire, in modo sistematico, tutti i simboli del casato Acaja, sostituiti dagli emblemi sabaudi. A inizio Cinquecento, il castello divenne la residenza della nobile Bona di Savoia, vedova del milanese Galeazzo Maria Sforza: per molti secoli, la leggenda sostenne che all’interno della fortezza fossanese si aggirasse il fantasma della duchessa, i cui resti sarebbero stati abbandonati insepolti dopo la morte. La città ha però ufficialmente perso il mito del fantasma nel 2016, quando è emerso che la duchessa sarebbe stata invece regolarmente sepolta nel vicino nucleo antico del duomo fossanese.
Miti popolari a parte, nel Cinquecento vennero anche ultimati i lavori di conversione da castello a residenza nobiliare: per rendere più ospitali gli interni, venne chiamato il pittore fiammingo Giovanni Caracca, di cui si è parzialmente conservata una pregevole volta affrescata nella sala delle Grottesche. A fine secolo, il palazzo divenne poi la residenza la Madama Reale Cristina di Francia e raggiunse il suo massimo splendore: gli interni furono addobbati con stucchi e dipinti, e su due torri vennero aggiunte gallerie porticate. Nel Seicento, il castello cambiò nuovamente volto e venne trasformato in un carcere: all’interno dei saloni vennero ricavate numerose piccole celle, e molte preziose decorazioni andarono perdute. Nel 1689 si consumò una pagina particolarmente cupa della sua storia: durante una persecuzione religiosa vennero rinchiusi nelle segrete e costretti a morire di stenti oltre 1.800 valdesi. Dopo una parentesi ottocentesca come caserma militare, il castello tornò a fiorire solo nella seconda metà del Novecento, dopo un intenso lavoro di restauro. Attualmente la struttura è aperta alle visite turistiche, e dal 1985 ospita la biblioteca cittadina, con oltre 150.000 volumi e un fondo storico di circa 20.000 testi. Il cortile interno e la sala al pianterreno sono invece regolarmente utilizzati per ospitare convegni, mostre, concerti e altre iniziative culturali. Ogni anno, inoltre, il piazzale antistante il castello ospita un evento storico di grande fascino: il Palio dei Borghi.
Attualmente, salvo restrizioni normative legate all’emergenza sanitaria Covid-19, il castello dei principi d’Acaja di Fossano è aperto alle visite nel fine settimana: il percorso guidato comprende la sala delle Grottesche, affrescata dal pittore fiammingo Giovanni Caracca e allestita con i costumi tipici del Palio dei Borghi, i camminamenti di ronda sulle mura perimetrali e l’ascesa in cima a una delle torri panoramiche. Qui, oltre a godere di una splendida vista su tutto il circondario, sul Monviso e sul resto dell’arco alpino, si può vedere un videodocumentario immersivo dedicato alla presenza dell’uomo nel basso Piemonte dal neolitico alla seconda guerra mondiale. Ai quattro angoli della torre sono anche presenti monitor che, avvalendosi della tecnologia della realtà aumentata, forniscono ulteriori informazioni turistiche sul panorama visibile dall’alto.