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Venerdì 22 novembre 2024

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Revello: a piedi o in bici intorno a Santa Maria di Staffarda

Sotto la piramide del Monviso ecco uno dei grandi monumenti medioevali del Piemonte

La Guida - Revello: a piedi o in bici intorno a Santa Maria di Staffarda

Revello – La piramide magnifica e inconfondibile del Monviso è la compagnia fissa nel breve percorso che parte e arriva nel cortile dell’abbazia dove vivevano i monaci Cistercensi, a Staffarda. Nella pianura degli intensi coltivi, la presenza di una quercia e di una “bealera” non cementificata qualificano l’ambiente e sono segni evidenti che ricordano a tutti come era l’ambiente di una volta. E poi a dominare il paesaggio c’è anche il Monte Bracco, con i suoi boschi e suoi misteri. Cinque chilometri, da fare a piedi o in bicicletta, con la dovuta lentezza, per assaporare meglio la bellezza di questi luoghi. Si parte da Staffarda, dalla centrale piazza Roma. Lasciato il complesso abbaziale, si seguono i segnavia in direzione sud. Il Monviso si manifesta subito a occidente, ma dopo poche pedalate il bosco lo nasconde. Le acque della Bealera del Molino accompagnano la prima parte del tragitto. Sulla destra, nel bosco, si nota una vecchia piccola cascina che faceva parte del complesso di strutture adibite all’attività agricola nella tenuta. Si giunge così al primo attraversamento della strada provinciale 222 che unisce Staffarda a Revello. Bisogna fare attenzione al traffico intenso e andando avanti si guadagna il lato opposto, per proseguire sempre in compagnia della “bealera”, fiancheggiando un bel lembo di bosco planiziale. Al termine del bosco, cambia la direzione di marcia, con il panorama della collina di Saluzzo che si profila di fronte. E poi si svolta a destra, a occidente, proseguendo tra il bosco e le ampie distese di prato esistenti. In breve si giunge al secondo attraversamento della provinciale. In pochi minuti si cambia ancora direzione, svoltando a destra (a nord), all’ombra di un viale di pini strobi (frutto delle passate concezioni silvo colturali che vedevano nel pino strobo una pianta “ecologica” in quanto sempre verde e di supposta alta resa in legname). La svolta è evidenziata da un ex casotto di caccia, testimonianza del tempo in cui la tenuta era riserva (con un capanno di sorveglianza per evitare intrusioni e danni sulle terre della tenuta). I boschi a lato del viale ospitano un’interessante e cospicua stazione di mughetti, inconsueti a quote così basse. Usciti dal viale si scorge di fronte il complesso dell’abbazia. Con l’ultimo cambio di direzione si svolta a oriente e si va a chiudere l’anello.

Le principali ragioni d’interesse della pedalata (o camminata) nei pressi di Staffarda sono rappresentate dall’occasione per visitare il complesso dell’abbazia e il suo circondario. Con il territorio della tenuta, che nel raggio di pochi chilometri ospita nuclei abitativi rurali di notevole importanza e estensione. Fra tutti le Cascinasse, verso Cardè, sulla destra del Po, raggiungibile tramite un guado, e Saccabonello, non lontano dal percorso ciclopedonale, che ha anche una piccola chiesetta. Poco lontano da Staffarda, sulla riva del Po, si trova la Riserva naturale Paracollo – Ponte pesci vivi. Presso il ponte sul fiume si trova l’Ostello del Po con l’attigua area attrezzata. Staffarda si trova sulla strada regionale 589, tra Saluzzo e Cavour, a breve distanza dal Po. E per chi è appassionato di monasteri, da vedere è sicuramente il monastero Cistercense di Pra ‘d Mill, tra i boschi di Bagnolo Piemonte, dove i monaci ancora oggi pregano, lavorano e si dedicano all’accoglienza dei pellegrini. Il complesso abbaziale conserva lo stile romanico-gotico e la semplicità architettonica tipica dell’ordine Cistercense. Il chiostro, circondato in parte da un colorato portico con colonnine, rappresenta il centro della vita monacale e il collegamento alla maggior parte degli edifici conventuali (la sala capitolare e il refettorio). Inoltre conserva ancora la struttura dell’antico lavatoio per i monaci. All’esterno della parte conventuale si trova la foresteria, locale dove venivano ospitati i pellegrini, il mercato coperto, dove si svolgevano i commerci, e a ponente una lunga serie di corpi di fabbrica che costituiscono la parte agricola vera e propria di Staffarda, per la maggior parte ancora in attività, con allevamenti di bovini e coltivazioni cerealicole. Fondata tra il 1122 e il 1138 nel territorio dell’antico Marchesato di Saluzzo, l’abbazia benedettina cistercense aveva raggiunto in pochi decenni una notevole importanza economica perché luogo di raccolta, trasformazione e scambio dei prodotti delle campagne circostanti, rese fertili dai monaci grazie alle complesse opere di bonifica effettuate. L’importanza economica aveva portato all’abbazia privilegi civili ed ecclesiastici che ne fecero il riferimento della vita politica e sociale del territorio. Nel 1690 i francesi invasero l’abbazia distruggendo l’archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio. Dal 1715 al 1734, con l’aiuto finanziario di Vittorio Amedeo II, furono effettuati lavori di restauro che in parte alterarono le originali forme gotiche dell’architettura. Con bolla pontificia di Papa Benedetto XIV, nel 1750, l’abbazia e i suoi patrimoni diventarono proprietà dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Di particolare interesse la chiesa, con il polittico di Pascale Oddone e il gruppo ligneo cinquecentesco della Crocifissione, il chiostro, il refettorio (con tracce di dipinto raffigurante l’ultima cena), la sala capitolare, la foresteria. Gli altri edifici costituiscono il borgo, che conserva le storiche strutture architettoniche funzionali all’attività agricola. 

 

 

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