Cuneo – La chiusura a riccio invocata come unica arma per difendersi dalla diffusione del virus, nel momento in cui il Covid già stava falcidiando migliaia di vittime in stanze e corridoi. All’esordio della pandemia le residenze per anziani sono state uno dei primi fronti chiamati a fare i conti con la contagiosità e la letalità di un nemico potente e sconosciuto e a dover mettere in campo enormi risorse umane ed economiche per cercare di fronteggiarne l’avanzata. Sull’altare della sicurezza sono così stati sacrificati ogni apertura ed ogni contatto con il mondo esterno, nel disperato tentativo di salvare i più fragili. Familiari e parenti, insieme ai volontari, sono stati estromessi dalle case di riposo e per supplire alle visite in presenza si è fatto ricorso alle videochiamate con tablet e smartphone.
Ma con l’andare dei mesi, il vuoto dell’assenza si è fatto voragine. Un baratro che la tecnologia non è riuscita a colmare e che le barriere in plexiglass o in plastica delle stanze degli abbracci non hanno permesso di superare.
Il contraltare dell’isolamento preventivo e della solitidone sono così diventati la depressione, l’ansia, i disturbi del sonno, l’apatia, l’inappetenza, il degrado delle funzioni linguistiche ed il decadimento di quelle motorie e mentali sviluppati dagli anziani, malgrado il prodigarsi degli operatori, che in ogni modo hanno cercato di far scorrere la vita all’interno delle residenze sui binari della normalità.
E mentre in questi giorni il Paese torna a respirare aria di libertà, le residenze assistenziali per anziani, siano essere sanitarie o alberghiere, continuano ad essere chiuse. Nonostante, infatti, una circolare ministeriale del 30 novembre scorso inviti ad assicurare le visite di parenti e volontari, tutti i Dpcm finora emanati demandano alla sola direzione sanitaria delle strutture la decisione di consentire o meno l’accesso a visitatori esterni, in un numero limitati di casi. Una responsabilità che i direttori non intendono accollarsi.
Mentre il disagio degli ospiti avanza e mentre la protesta delle famiglie monta, per uscire dall’impasse i vertici delle residenze chiedono ora provvedimenti urgenti da parte dei legislatori nazionali e regionali, affinché emanino linee guida precise sui tempi e sui modi delle riaperture.
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