Il progetto viene da lontano e ha qualcosa di affascinante. Risale infatti al 1997 la provocazione lanciata dal fotografo cuneese Giorgio Olivero ad alcuni suoi colleghi: recuperare visivamente i luoghi della città che la frequentazione quotidiana ha relegato nella banalità, vittime di una “distrazione recidiva”. Ecco quindi ora raccolti in un piccolo libro gli scatti di Alberto Lagomaggiore che avrebbero dovuto confluire in una mostra prevista per il maggio scorso, poi rinviata a ottobre e di nuovo spostata alla prossima primavera.
Dunque un catalogo tanto più importante in quanto rinnova alla memoria luoghi ultimamente vissuti spesso come unico spazio entro cui muoversi.
È singolare come Olivero parli di memoria quando le fotografie di fatto documentino il presente. Ma è una memoria che è “indagine del proprio stare al mondo”, che indaga “sulle prospettive delle strade che vediamo ogni giorno” non per confermare una visione già consolidata, ma per aprirsi ad una lettura che riscopra i luoghi.
La Cuneo, ripresa nell’essenzialità del bianco/nero da Lagomaggiore, è sempre una “zona di confine”.ì Sono strade che fanno da ponte tra l’interno e l’esterno, come il viadotto Soleri offerto in copertina dall’inusuale prospettiva dei campi sottostanti. Sono piazze o le più recenti “rotonde” che si atteggiano a punto di incontro col mondo e nel mondo infrangendo quella struttura urbana della città che nella sua stessa conformazione morfologica sembra privilegiare nette separazioni.
L’immaginario collettivo di chi guarda queste prospettive le arricchisce di senso, le carica di memoria in quanto le fa percepire come patrimonio individuale e collettivo. Per questo gli angoli ritratti rifuggono volutamente dalla ricerca del particolare originale o poco conosciuto. È piuttosto un invito alla “riscoperta” degli spazi urbani.
Cuneo. Zone di confine
a cura di Giorgio Olivero
Fotografie di Alberto Lagomaggiore
24 euro