Roma – La didattica in presenza deve essere garantita anche in zona arancione scuro per gli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali e per gli studenti figli di lavoratori che espletino attività essenziali. Lo specifica una nota emanata ieri, giovedì 4 marzo, dal Ministero dell’Istruzione, dal momento che l’andamento della curva epidemica ha imposto o sta imponendo in questi giorni quasi ovunque la chiusura delle scuole.
Nella categoria dei lavoratori essenziali rientrano il personale sanitario (medici, infermieri, oss) in prima linea nella cura e nel contrasto al coronavirus, il personale sanitario delle Rsa, le Forze dell’ordine ed il personale scolastico impegnato nelle attività in presenza. Facendo riferimento alle categorie Ateco individuate in occasione del primo lockdowm di marzo 2020, anche i lavoratori impiegati nella grande distribuzione e nei trasporti dovrebbero rientrare nel provvedimento.
La misura riguarda gli alunni di materne, elementari, medie e superiori. Sono, però, le famiglie che devono fare espressa e motivata richiesta al dirigente scolastico, tenuto ad accogliere l’istanza, a meno che non ci siano le condizioni che lo impediscano, come la messa in quarantena della classe interessata a seguito di un contagio da Covid-19.
Il Miur non specifica, però, il numero minimo di ore che devono essere garantite: s’intende, quindi, che ogni dirigente predisporrà il servizio in relazione al numero di docenti (anche di sostegno) a disposizione. Non è specificato nemmeno il numero degli alunni che potranno restare in presenza, ma per non ghettizzare gli alunni disabili, è previsto che possanno essere coinvolti, su base volontaria, alcuni compagni del bambino o ragazzo disabile, al fine dell’inclusione.
Resta da chiarire se la didattica in presenza per i figli dei lavoratori essenziali cessi qualora uno dei due genitori lavori in smart working.