Cuneo – “In 7 anni non avevamo mai chiuso un giorno, e nel 2020 ho lavorato 5 mesi su 12, in queste condizioni è obiettivamente dura. Al momento siamo chiusi come ristorante e sono aperte solo le camere. Non stiamo facendo neanche asporto perché in questo momento ho fatto la valutazione che per noi non sarebbe stato redditizio. Aspetto una vera riapertura”. Paolo Vinai, titolare del ristorante Bistrot dei Vinai di via XX settembre a Cuneo, spiega perché l’esperienza di questi mesi l’ha fatto convincere che abbia senso solo una riapertura totale: “Aprire e chiudere significa ogni volta buttare via dei soldi. Con un locale con molti coperti come il mio, devo fare spesa di grosse quantità di materia prima, che poi finisco per sprecare, mi è già capitato di buttare 3-400 euro di roba. Non sono solo io a dirlo, tutte le attività un po’ più grandi hanno questo problema”. Una situazione che secon- do Paolo Vinai l’asporto o la consegna a domi- cilio non avrebbero migliorato. “Anzitutto non me la sento di mandare i miei dipendenti, as- sunti per fare altro, a fare le consegne. C’è poi l’opzione delivery tramite le varie app o servi- zi, ma a mio parere la percentuale da versare loro è discretamente alta e in una situazione in cui non ho altro incasso per salvarmi dovrei caricare le spese sul cliente e anche questo non mi va. Per questo dopo un po’ di tentativi sono arrivato alla conclusione che non faccia per un locale come il Bistrot”.
Gli aiuti del governo sono serviti a dare un po’ di respiro? “Sono quelli che sono. A dicembre è arrivato prima a noi come azienda che ai dipendenti e questo ci ha messo in crisi: abbiamo anticipato loro almeno qualcosa e quello che ci ha dato lo Stato lo abbiamo rigirato ai dipendenti. In generale comunque i ristori servono a poco: non è quello che basta per andare avanti perché anche se siamo chiusi stiamo pagando affitti, luce e tutte le bollette”.