Cuneo – La maggiore diffusione della marijuana, soprattutto tra i giovani, nei mesi scorsi aveva messo in allarme i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Cuneo, che hanno svolto indagini fino a risalire a una “centrale di produzione” strutturata e nascosta, gestita in modo attento e “professionale”: oltre al maxisequestro di 47 chili di marijuana già pronta per lo spaccio, 225 piante e materiale per la coltivazione, sono due le persone arrestate e una terza coindagata, per produzione e detenzione di sostanza stupefacente a fini di spaccio.
La coltivazione veniva svolta in un casolare sperduto tra le colline di Canelli: un’area isolata, protetta dalla vegetazione, con una cascina su due piani che all’esterno non destava alcun sospetto. All’interno, gli impianti erano stati allestiti in modo decisamente professionale: l’acqua piovana veniva convogliata all’interno, l’energia elettrica veniva “prelevata” da un palo nei pressi, e in più dall’interno non fuoriusciva alcun odore. Era stato infatti allestito un impianto di ventilazione forzata dotato di filtri a carboni attivi, affinché il “profumo” delle tante piante non potesse essere percepito nei dintorni. E poi le forti lampade per la coltivazione al chiuso, l’irrigazione, i deumidificatori, in un impianto realizzato da professionisti con materiale di alta qualità, compresi i trasformatori per la corrente elettrica: la potenza assorbita arrivava intorno ai 25 kilowatt, grazie a cavi “tirati” dal palo (tanto che i tre sono stati indagati anche per furto di energia elettrica), azzerando quei “costi di produzione” per il terzetto.
Gruppo che, comunque, si occupava esclusivamente della coltivazione: nelle perquisizioni non sono stati rintracciati bilancini o materiale di confezionamento, né denaro provento di spaccio, segno che erano altri i soggetti “a valle” per la distribuzione dello stupefacente.
I poliziotti cuneesi hanno condotto lunghi appostamenti per ricostruire la situazione, anche nei dintorni del casolare: uno di loro, durante un controllo notturno, si è trovato di fronte a un cinghiale, nelle campagne su quella collina.
Uno dei due arrestati è stato sorpreso durante il blitz nel casolare, a fine ottobre, all’alba: si trattava del custode, Dode Halilaj, 28enne albanese senza precedenti, giunto in Italia a inizio luglio con un visto. Al piano terreno le 225 piante in avanzato stato vegetativo, al primo piano altrettante in essiccazione.
Circa due settimane dopo, è stato effettato il secondo arresto: Besmir Luzaku, 30enne albanese (con precedenti, ma non per droga), era nell’affittacamere di Cavallerleone dove dimorava da tempo e in auto aveva già le valigie pronte per tornare in Albania. Entrambi sono stati portati in carcere. Un 41enne albanese domiciliato a Cuneo ha subito una perquisizione domiciliare e risulta coindagato: raggiungeva abitualmente il connazionale a Cavallerleone per poi spostarsi insieme a Canelli e occuparsi della coltivazione. Queste persone si spostavano con molta circospezione e si curavano di non lasciare tracce della loro attività, come sottolinea il dirigente della Mobile cuneese Pietro Nen, che era esclusivamente incentrata sulla produzione di marijuana mentre i passaggi successivi erano in mano ad altri soggetti.
Considerando il ciclo vegetativo della cannabis (tre-quattro mesi) la banda era in grado di produrre decine di chili di marijuana in un anno, tutta droga destinata alle “piazze” del cuneese e dell’astigiano. E considerando un costo al dettaglio di dieci euro al grammo per la marijuana, l’ingente quantitativo recuperato avrebbe fruttato circa mezzo milione di euro: si tratta di uno dei sequestri più significativi effettuati finora dalla Questura cuneese. Inoltre l’operazione si inserisce in un contesto di forte attenzione della Polizia nell’azione di prevenzione e repressione dei reati: negli ultimi due mesi sono circa venti le persone arrestate dai poliziotti cuneesi in diverse operazioni.