Emy-Jill Levine è una studiosa ebrea americana del Nuovo Testamento. Qui prende in esame undici parabole. Quelle più conosciute. Il padre e i due figli, il Samaritano, il fariseo e il pubblicano, gli operai nella vigna, l’uomo ricco e il povero Lazzaro e altre ancora. Gesù utilizza la narrazione in parabole per portare la gente a guardare la realtà in un modo diverso. Erano fatte per eradicare dal cuore e dai pensieri quei pregiudizi che crearono categorie di persone escluse dalla società narrando agli uomini anche un diverso concetto di giustizia. “Questi racconti – dice Pintor – che nessun altro ha utilizzato se non Gesù portano a una dimensione che ci porta fuori dal moralismo legalistico e ci conducono dalla religione alla fede e dalla legge alla grazia rendendo leggero il giogo della vita. Questo nuovo atteggiamento crea molti fastidi a tutti coloro che si ritengono giusti secondo le vecchie norme umane che spesso erano usate dalle classi dominanti per consolidare il loro potere”.
Levine analizza e studia le parabole con ampio richiamo a testi biblici e rabbinici oltre che da numerosi studi. Fa emergere che dietro le parole c’è sempre un andare oltre, uno scoprire un significato ulteriore. E queto vale anche per le interpretazioni delle letture bibliche. Ogni commento per valido che sia non chiude la porta ad ulteriori letture. Le parabole, insiste Levine, non sono allegorie, rappresentazioni semplificate di realtà di livello teologico. Quasi sempre si riferiscono alle situazioni, alle cose e alle persone che descrivono con il richiamo alla necessità di essere attenti agli altri, con continuità. Con il seguito di problemi che questo comporta, con le preferenze all’interno della figliolanza, le disattenzioni e le incomprensioni che l’abitudine a volte crea e con le quali dobbiamo combattere.
Le parabile di Gesù
di Amy-Jill Levine
Effatà
18 euro