Giusto riconoscimento quello che apre l’introduzione firmata da Livio Berardo, già presidente dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea di Cuneo. Non riguarda tanto l’onore, di futura memoria, ma sul momento certo un onere non leggero per Barge di aver ospitato la nascita della prima formazione partigiana in provincia, due giorni prima della più conosciuta banda del Colletto. Piuttosto è da rislevare l’affermazione del ruolo centrale nella lotta partigiana svolto dalle donne: “Le uniche che partecipavano alla guerra partigiana non per ‘obbligo’, ossia per sfuggire alla coscrizione salotina, insomma le uniche pienamente volontarie”.
E la figura di Maria Rovano, ostetrica di Barge, nome di battaglia “Camilla” è esempio evidente di questa realtà cui non sempre è stato dato il giusto peso. A questa donna è dedicato la ricerca che riprende, amplia e aggiorna uno studio svolto qualche anno fa dagli allievi del Liceo linguistico di Saluzzo.
La figura di Camilla viene delineata ricorrendo prima di tutto alle sue stesse dichiarazioni rilasciate nel corso di alcune interviste. L’intenzione, che traspare fin dall’inizio, ed è conferma di quel riconoscimento di cui si diceva, è quella di cogliere questa donna nella vita del paese.
Come altre donne, Camilla è una partigiana che combatte la sua lotta a diretto contatto con le forze di occupazione e avendo sotto gli occhi sempre i suoi stessi compaesani. Per questo sente fino in fonod la responsabilità nei loro confronti.
Si definisce sempre “alla ricerca di cose sane e -aggiunge- ho avuto la fortuna di trovare nella guerra partigiana un momento di cose sane”. Lontana da ogni celebrazione retorica, la presentazione di Camilla si allunga anche agli anni successivi il 1945. Questo “dopo” è però un ricordo velato di amarezza: “ho sempre cercato la strada migliore e in realtà, dopo, una buona strada non l’ho più vista con altrettanta chiarezza”.
Camilla
di Autori Vari
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