Torino – Aggiornamento delle prescrizioni e individuazione di strutture Covid dedicate, accanto alla distribuzione di test rapidi per uno screening capillare: obiettivo proteggere gli ospiti e il personale delle Rsa piemontesi nell’attuale fase di gestione dell’emergenza Covid. La Giunta regionale ha approvato l’aggiornamento delle linee guida per individuare strutture alberghiere, extra-alberghiere, socio-sanitarie, che possano accogliere in modo completamente dedicato pazienti asintomatici e paucisintomatici colpiti dal virus. Le linee di indirizzo sono state formulate sulla base delle indicazioni degli esperti del Dirmei, il Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive. La delibera prevede in particolare che siano individuate strutture totalmente dedicate ai pazienti Covid, con requisiti strutturali, gestionali ed organizzativi inderogabili, controlli preventivi e modalità di selezione delle strutture particolarmente severi. Previste anche specifiche misure di continuità assistenziale. Per quanto riguarda invece i pazienti dimessi dall’ospedale, che devono rientrare in struttura, è previsto un tampone negativo, poi 14 giorni di isolamento e, come ulteriore garanzia rispetto alle direttive nazionali, in Piemonte è previsto nuovamente un tampone negativo (con test rapido). Stesso iter per chi entra per la prima volta in una Rsa.
Attualmente sui 40 mila ospiti delle RSA la percentuale di positivi è di circa l’8%. La Regione Piemonte ha avviato un piano di screening capillare per le Rsa e residenze anziani del territorio fino a marzo 2021, che prevede in tutto 700.000 tamponi rapidi per un monitoraggio ogni 15 giorni di tutte le strutture. Nelle prossime ore partirà il secondo invio di test rapidi indirizzato alle oltre 700 Rsa ed RA del territorio. A settembre sono stati effettuati nelle strutture del Piemonte 55.000 tamponi molecolari, ad ottobre 82.000. Per aiutare le strutture in difficoltà con il personale, la Regione negli ultimi giorni ha anche pubblicato una manifestazione d’interesse alla quale hanno aderito 300 operatori socio sanitari ed altri profili professionali che potranno essere utilizzati dalle Asl e dalle strutture presenti sul territorio per colmare le lacune di organico che si sono manifestate nella fase 1 della pandemia.