“Lavorare meno, lavorare tutti”, ottimo programma che sembra funzionare alla rovescia nell’Unione Europea: gli europei in media lavorano 35,9 anni: 3,6 in più rispetto a vent’anni fa e intanto la disoccupazione non rientra.
Non è la sola sorpresa che riserva uno studio di Eurostat (Ufficio statistico europeo) appena pubblicato, secondo il quale c’è una notevole differenza di anni lavorativi tra i Paesi UE, addirittura di 10 (dieci) anni tra chi lavora più anni e chi meno.
E qui la classifica si fa interessante: ai due estremi si collocano la Svezia e l’Italia, la prima con 42 anni lavorativi, l’ultima con 32. E non finisce qui: i primi tre Paesi in classifica coincidono con quelli “frugali” (Svezia, Olanda e Danimarca) che dell’Italia si sono fatti l’idea di un Paese non proprio stakanovista. E non consola il fatto che a tenere bassi i numeri italiani siano le donne, il cui lavoro è solo in parte registrato nelle statistiche.
I “frugali “ faranno pesare anche queste differenze (oltre quelle di natura fiscale) per rifiutare aperture di solidarietà verso i Paesi del sud? Non sarebbe elegante, ma la tentazione sarà grande.