La storia de “L’idiota” è la storia di Lev Nikolaevic Myškin, un giovane principe appena tornato in Russia dalla Svizzera dove è stato curato per l’epilessia.
Myškin guarda al mondo con ingenuità e stupore; la malattia lo ha reso incosciente per molti anni, ed è ora con occhi quasi vergini che si accosta a chiunque gli rivolge la parola. Il principe Myškin si ritrova immediatamente coinvolto in una fitta rete di intrighi e segreti intessuti da una miriade di personaggi che sembrano non aver remore a considerarlo un idiota per via del candore con cui professa la sua malattia e per la semplicità con cui si discosta dagli atteggiamenti di tutti quelli che lo circondano.
Il fulminante incontro tra Myškin e Nastas’ja Filippovna segna la svolta e porta con sé l’inizio di una ossessione, anzi due: quella di Nastas’ja Filippovna per l’unico uomo che mostra rispetto e devozione nei suoi confronti, verso cui si sente indegna, e quella di Myškin per una donna nel cui bellissimo viso è segnato un destino di sofferenza immane, verso cui il principe non può che fatalmente essere attratto. La bellezza di Nastas’ja è una bellezza “che può rivoltare il mondo”, “che può salvare il mondo”, giacché non di sola bellezza fisica si tratta, ma di una bellezza resa intensa e splendente dall’aver conosciuto la sofferenza nelle sue profondità più segrete.
Attorno a loro si muove una incredibile folla di personaggi che urlano, piangono, gridano il loro dolore pubblicamente. Sono meschini, sono ingenui, sono feriti, sono avidi.
Definiscono il principe “idiota” perché non sa mentire, e non vuole nemmeno farlo; perché ha una fiducia illimitata nel prossimo anche se il prossimo sembra impegnarsi al massimo grado per disattenderla. Tutto ciò lo rende un idiota, che si pensa di poter spremere, sfruttare, prendere in giro, deridere ed esibire.
Eppure questo idiota finisce per diventare il confidente di chi più lo tratta male, attrae irresistibilmente chi lo denigra, e risveglia una immediata simpatia.
L’idiota
di Fedor Dostojevskj
Feltrinelli