Cuneo – Con il rinvio a giudizio disposto dal G.I.P. di Cuneo per S.B., 70 anni, allevatore residente a Chiusa Pesio, si è conclusa l’indagine per l’incendio che si è verificato il 23 agosto del 2017 lungo la strada provinciale 211 per Pianfei, poi sviluppatosi su 6 ettari di bosco.
La zona, nei pressi delle Fonti Abrau, era già stata interessata in passato da analoghi episodi di natura dolosa, ultimo fra i quali l’incendio di pochi giorni prima in località Moie, poco distante da località Marenchi. Le indagini sono state dirette dal Pm di Cuneo, Giulia Colangeli, e si sono protratte sino a marzo di quest’anno. I Carabinieri Forestali di Mondovì e del nucleo investigativo di Polizia Ambientale di Cuneo, con la collaborazione del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia Carabinieri di Mondovì, hanno articolato l’attività in diverse fasi investigative, che hanno permesso di raccogliere elementi utili per individuare il presunto responsabile. Dalle prime ricognizioni effettuate in campo, dall’analisi dei segni sulla vegetazione lasciati dal fuoco per identificare il punto di innesco e sulla base delle iniziali informazioni raccolte, sono scaturiti i sospetti su S.B.
Le successive indagini mirate, esplicatesi attraverso lo svolgimento di attività di intercettazione telefonica e ambientale, hanno consentito ai reparti operanti di raccogliere prove determinanti a carico del suddetto allevatore il quale avrebbe cagionato consapevolmente il rogo, presumibilmente per la pulizia dei pascoli in conduzione.
“Il fenomeno degli incendi boschivi – dicono i Carabinieri Forestali in una nota – rappresenta un evidente danno per gli ecosistemi e il paesaggio del nostro Paese, come si è potuto constatare lo scorso anno attraverso i numerosi episodi che hanno interessato tutto il territorio nazionale e, in particolare, il Piemonte. Ma oltre a procurare indelebili ferite al territorio e all’ambiente, l’incendio boschivo costituisce anche un rilevante fatto sociale. Occorre infatti considerare che la quasi totalità degli eventi che si verificano sono, statisticamente, originati per mano dell’uomo e, molte volte, dolosamente. Non a caso, la legge 353/2000 ha introdotto, nel codice penale italiano, il reato di incendio boschivo, sia di natura dolosa che di natura colposa, prevedendo pene molto severe per i responsabili”.