Si percepisce un affettuoso ricordo in quel “nostro” inserito nel titolo del libro dovuto forse anche a una lunga frequentazione attraverso i documenti d’archivio disseminati un po’ ovunque di cui danno conto le pagine introduttive. Lì si coglie l’affiorare della figura di Davide Calandra attraverso tasselli sparsi in attesa di un riordino per ottenerne il ritratto.
Le prime informazioni, dicono i curatori della ricerca, sono generiche se non addirittura contraddittorie. C’è chi lo ricorda orologiaio o gioielliere di Casa Savoia, chi all’opposto lo identifica come contrabbandiere, chi ne cita la professione “negoziante in telerie”. A tutto ciò la ricerca ah dovuto fare i conti con la difficoltà di capire i rami della famiglia con i nomi che si ripetevano nelle varie generazioni: “Calandra di Davide di Davide di Davide”.
È però soprattutto sul testamento, redatto di suo pugno nell’agosto 1863, che si concentra l’attenzione dei curatori. Pur non avendo tante informazioni sulla biografia, quel documento giustifica l’impressione di un uomo riservato, molto concreto, capace di progettare avendo come riferimento valori che gli vengono dall’infanzia.
Davide Calandra dichiara in apertura del testamento il suo “desiderio di poter contribuire al progresso morale ed intellettuale di quella parte dei miei concittadini, la quale abita i luoghi in cui ebbi la vita”. Nativo di Chialvetta, pur restando lontano dalla valle Maira praticamente tutta la vita, si sente in dovere di pensare ad una “combinazione” che potesse risultare di aiuto agli abitanti di Acceglio.
Dispone dunque che il suo patrimonio venga convertito in un’opera di beneficenza col “precipuo scopo di procurare la istruzione elementare gratuita a tutta la popolazione”. Con lungimiranza di vedute pone l’istruzione a cardine per la crescita morale e intellettuale. Ugualmente dimostra sguardo precorritore dei tempi allorché insiste non solo sulla gratuità, ma anche sull’istruzione aperta a maschi e femmine indistintamente. Un’istruzione libera da vincoli con l’istituzione religiosa, senza per questo avere pregiudizi: gli insegnanti possono essere laici o religiosi, ma “di probi costumi” e deve essere accertata la loro preparazione. Agli insegnanti poi deve essere assicurato un adeguato stipendio che il Calandra definisce in una cifra anche superiore alla media nazionale.
Quella stessa istituzione da lui fondata si apre anche agli adulti con la richiesta di dar vita a una farmacia e un ambulatorio medico, di soccorrere coloro che “per vecchiaia o malattia non fossero in grado di guadagnarsi il vitto col lavoro”, cioè una beneficenza che non dia adito a mendicità.
Calandra, già allora, ha ben presente i rischi di affidare a un’amministrazione pubblica un patrimonio consistente. Per questo “ordina” che le sue disposizioni testamentarie siano lette ogni anno in sede di Giunta a ricordare lo spirito con cui furono scritte e l’impegno che la stessa Amministrazione si era assunta. Parole profetiche perché il libro documenta anche con fotografie quanto il territorio abbia ricevuto, ma anche i rischi che questo lascito ha corso nel tempo.
Il nostro Davide
a cura di Maria Luisa Ponza, Costanzo Ponza, Simone Rivero, Francesco Revello, Carmen Valoti (a cura di)
Editrice Primalpe
euro 17