Scrive infatti l’evangelista, che Gesù “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”, e mentre il diavolo già aveva incuneato nel cuore di Giuda Iscariota, il proposito di tradirlo, si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto. Bisogna sottolineare che a quell’epoca si camminava a piedi su strade polverose e fangose, magari sporche di escrementi di animali, che rendevano i piedi, calzati da soli sandali, in condizioni immaginabili a fine giornata. La lavanda dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention” (asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a tavola.
La lavanda verrà effettuata – appunto nel ricordo di Gesù che, durante l’ultima cena, si alzò dal tavolo, “si cinse al fianco un asciugatoio e, preso un catino, cominciò a lavare i piedi ai propri discepoli” – dal parroco di Paesana don Celestino Ribero.
Ad indossare i bianchi panni dei 12 apostoli saranno altrettanti fedeli della stessa frazione o ad essa in qualche modo legati.