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Mercoledì 15 gennaio 2025

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Europa e cibo: dai campi alla tavola

L’appuntamento mensile con i Centri Europe Direct del Piemonte per approfondire i temi prioritari di intervento della nuova Commissione europea

Cuneo

La Guida - Europa e cibo: dai campi alla tavola
Photographer: Lukasz Kobus, European Union, 2023, Copyright, Source: EC - Audiovisual Service

Photographer: Lukasz Kobus, European Union, 2023, Copyright, Source: EC – Audiovisual Service

Mangiare è un diritto? Quanto è sostenibile l’agricoltura in Europa oggi e quali problemi comporta la produzione di cibo al pianeta e ai suoi abitanti? Queste le tematiche principali affrontate in occasione del terzo appuntamento con “Le parole per capire l’Europa”, format organizzato dai centri Europe Direct di Cuneo, Torino e Vercelli, che prevede sei incontri volti ad approfondire il panorama europeo attuale partendo dalla riflessione su alcune parole chiave. Gli incontri online, della durata di un’ora, sono destinati ai ragazzi delle scuole superiori.
Il secondo incontro, svoltosi il 19 novembre 2024, ha trattato il tema dell’Europa nell’era del digitale, con un’attenzione particolare all’impatto dell’intelligenza artificiale sulle vite dei cittadini e ai diritti di privacy sui social/web.
Durante il terzo incontro dedicato al tema dell’alimentazione, avvenuto il 17 dicembre 2024, è intervenuta Elena Corcione, assegnista di ricerca in diritto internazionale presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
In questo momento storico, il tema del cibo è tanto importante quando divisivo. Seppure ci riguardi tutti da vicino, spesso ci sono questioni su cui non abbiamo delle risposte precise. È possibile, ad esempio, affermare che mangiare è un diritto? I diritti umani appartengono alla dignità della persona in quanto essere umano e il cibo è stato riconosciuto come tale, sia nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sia nell’art. 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, ovvero il trattato delle Nazioni Unite risalente al 1976 che definisce, tra gli altri, il diritto a un’alimentazione adeguata (ovvero in qualità e quantità sufficienti).
Gli Stati dell’UE hanno dunque il compito di garantire questo diritto ai propri cittadini. Inoltre, evidenzia Corcione, nell’ottica “dai campi alla tavola”, si parla di cibo anche per via dell’impatto che la sua produzione ha sui diritti umani: il lavoro minorile è una violazione dei diritti umani, specie perché in molti casi i minori vengono sottoposti a lavori particolarmente pericolosi. Oggigiorno, purtroppo, il 70% del lavoro minorile mondiale avviene in agricoltura, un problema ormai strutturale di molti sistemi di produzione agroalimentare (un esempio è la filiera del cioccolato).
Uno degli aspetti collaterali principali legati alla produzione di cibo è sicuramente l’ambiente: alcune tipologie di produzioni alimentari (come ad esempio l’olio di palma e la soia) impattano moltissimo sulla deforestazione e sull’ecosistema in generale, contribuendo in modo sostanziale al cambiamento climatico, che a sua volta compromette i diritti umani di molte persone.
Oltre all’ambiente, quando si parla di “cibo” entra in gioco anche il termine “filiera”. La filiera agroalimentare è infatti un sistema caratterizzato da numerosi soggetti e meccanismi complessi, che accompagnano il passaggio dalla materia prima al prodotto finale. Chi lavora i campi è molto condizionato da chi produce sementi e fertilizzanti, così come le grandi catene di distribuzione sono influenzate dalle industrie alimentari; tutto ciò influisce sulle dinamiche del mercato. Se da un lato al giorno d’oggi abbiamo la possibilità di acquistare prodotti alimentari nei grandi supermercati a un prezzo molto contenuto, una grande disponibilità di cibo per noi comporta un dispendio di risorse materiali e umane non indifferente.
L’Unione europea come ha affrontato e come sta trattando questi temi? Principalmente, attraverso l’applicazione di una serie di norme, che hanno proprio l’obiettivo di riequilibrare i rapporti di potere tra i diversi attori della filiera: innanzitutto l’UE ha vietato alcune pratiche commerciali scorrette in agricoltura, per evitare ad esempio che l’azione della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) determini a cascata degli effetti negativi sul guadagno di chi lavora nei campi. L’UE è intervenuta poi tramite divieti di importazione per alcune categorie di prodotti e ha adottato una direttiva in materia di diligenza delle imprese (2024/1760 – Corporate Sustainability Due Diligence Directive), sempre ai fini della sostenibilità e della protezione dei diritti umani.
Ad ampliare la discussione sulle sfide dell’Europa in materia di sostenibilità agricola, durante l’incontro di “Le parole per capire l’Europa” è intervenuto anche Francesco Laera, vice direttore dell’unità di Comunicazione esterna e politica di promozione presso la DG Agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea.
Qual è lo stato attuale delle politiche e delle strategie della Commissione europea? Cosa si sta facendo, invece, a livello nazionale? A partire dal tema della sostenibilità in agricoltura, Laera si è soffermato su come viene considerata all’interno della Politica Agricola Comune (PAC), secondo la quale la sostenibilità si può definire sulla base di tre aspetti principali:

  1. Sostenibilità ambientale: quanto la produzione di cibo impatta sull’ambiente;
  2. Sostenibilità sociale: la presenza di una politica agricola che sia a misura non solo dei consumatori ma anche dei produttori;
  3. Sostenibilità economica: il sostegno al reddito degli agricoltori, ovvero fare in modo che produrre cibo sia ancora una scelta economicamente sostenibile per chi la fa.

Riguardo la sostenibilità ambientale, rispetto al 1990 le emissioni di gas serra in agricoltura sono certamente aumentate in termini assoluti: nello specifico, l’ossido di azoto e il metano sono i gas maggiormente inquinanti. Rispetto agli altri settori, purtroppo l’agricoltura sembra essere ancora meno performante in termini di riduzione delle emissioni globali; tuttavia, se si pone la quantità di emissioni in rapporto alla produzione che continua a crescere, l’impatto sta invece diminuendo.
Questo è un dato senz’altro positivo, ma si deve fare di più. Sul fronte nazionale, in Italia c’è un’attenzione specifica per la riduzione dei fertilizzanti e pesticidi, per la tutela della biodiversità e per la conservazione del suolo, oltre all’impegno consistente nel fornire un sostegno economico per incentivare l’agricoltura biologica.
In riferimento alla sostenibilità sociale, in Europa si parla molto di “sicurezza alimentare” intesa come disponibilità di cibo e accessibilità in termini economici, si parla di problematiche legate alle zone rurali (come lo spopolamento), ma anche di incentivi all’imprenditorialità e ai giovani agricoltori. Secondo dati recenti, continua il disequilibrio tra gli agricoltori per genere ma anche per fascia d’età, per questo è importante sostenerli tramite incentivi specifici. In Italia c’è un’attenzione particolare nei confronti dei lavoratori stagionali, con la volontà di combattere lo sfruttamento della manodopera, così come c’è un forte incoraggiamento all’imprenditorialità e un impegno per fornire agevolazioni per l’accesso del femminile.
Infine, riguardo la sostenibilità economica, la CE sta lavorando per migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore. L’obiettivo è garantire loro maggiore tutela all’interno della filiera attraverso strumenti specifici, ad esempio dal punto di vista legale. È importante sostenere questa categoria perché gli agricoltori hanno spesso livelli di redditività inferiori rispetto ai lavoratori impiegati in altri ambiti: secondo i dati del Dipartimento per l’agricoltura e lo sviluppo rurale della Commissione europea (Agri-food Data Portal), nel 2022 il reddito di un agricoltore a livello europeo era di poco superiore al 60% del reddito medio di un lavoratore. Questo dato evidenzia la necessità di integrare il reddito agricolo con un adeguato sostegno pubblico e con politiche che incentivino l’acquisto di prodotti provenienti da filiere corte o da pratiche agricole più sostenibili. L’Italia, nello specifico, ha introdotto delle misure per favorire i piccoli agricoltori rispetto alle grandi imprese agricole, scelta politica coerente con la struttura del nostro territorio, che è composto prevalentemente da piccole imprese, spesso a conduzione famigliare.
In conclusione, quando parliamo di sostenibilità agricola, è fondamentale comprendere che essa non riguarda solo la dimensione ambientale, ma anche quella sociale ed economica. Proteggere l’ambiente e conservare le risorse naturali sono priorità imprescindibili; tuttavia, per raggiungere questi obiettivi, sarà sempre più necessario rivedere le nostre abitudini alimentari, per il benessere del pianeta e delle generazioni future.

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