Aramburu non è uno scrittore di argomenti comodi. Anzi va a cercare quegli spazi da risanare per riscattarli dall’oblio. La storia parte da un fatto di cronaca: il 23 ottobre 1980, cinquanta bambini e tre adulti muoiono in seguito all’esplosione accidentale di una bombola di gas propano finita sotto la scuola pubblica Marcelino Ugalde di Ortuella, cittadina dei Paesi Baschi.Lo scrittore esplora la sofferenza di questo orrore, approfondendo ogni ferita delle persone colpite. Con la sua capacità di raggiungere le profondità della tragedia, ci immerge nella storia di una famiglia distrutta in cui il dolore risuona in ogni aspetto della vita quotidiana, dal passato al presente. Con una prosa meticolosa, la penna di Aramburu sfuma in un ritratto emotivo dell’esperienza umana attraverso il racconto di una famiglia segnata dalla perdita del figlio. María José e José Miguel, insieme a nonno Nicasio, si confrontano con un’esistenza che sembra incompleta senza la presenza del piccolo Nuco. Come se fosse un dialogo, il narratore intreccia con cura i frammenti di una storia che trascende la sua stessa tragedia, rivelando strati inesplorati della condizione umana. E nonno Nicasio si ritrova in un limbo tra follia e lucidità, mantenendo un dialogo costante con il bambino. Un libro straordinario, che è un canto alla vita anche quando non riusciamo a pensare ad altro che alla morte, quando si è portata via i nostri cari prima del tempo.
Il bambino
Fernando Aramburu
Guanda
18 euro