Il disturbo causato dallo stereo a volume alto nel pomeriggio di una domenica di inizio gennaio 2023 a Margarita era troppo poco per avvalorare l’accusa di disturbo della quiete pubblica e così i coniugi R. M. e V. M. sono stati assolti al termine del processo in cui erano imputati su querela dei vicini di casa, che si erano costituiti parti civili nel giudizio.
Due coppie separate da un muro (e forse da molte ruggini) a seguito delle proteste inascoltate da parte dei querelanti sul cane che i vicini lasciavano libero di girare nel cortile, o il bastoncino di incenso che gli imputati avevano acceso sul pianerottolo per coprire il cattivo odore proveniente dalla cucina dei vicini (ma che secondo questi ultimi emanava un odore acre). Infine i rumori, di sera anche dopo le 23, rumori registrati senza però alcun riferimento temporale, e di mattina presto, alle 6 (quando le parti civili per loro stessa ammissione si dovevano comunque alzare per andare a lavorare). Agli atti dunque rimaneva come unico fatto incontrovertibilmente accertato il rumore dello stereo nel pomeriggio di inizio gennaio, un episodio di cui nel corso del processo si era assunto la piena responsabilità il figlio degli imputati, studente universitario a Torino che in quel periodo era a casa per le vacanze di Natale e che approfittò dell’assenza dei genitori per ascoltare musica ad alto volume: “Quella casa è stata ristrutturata, non era stata concepita per due famiglie ma per una. Le mura sono sottili e nella quotidianità è normale che si sentano rumori”.
Per la coppia l’accusa aveva comunque chiesto la condanna a un mese di reclusione rifacendosi al pronunciamento della Cassazione in merito al fatto che il reato non deve per forza essere prolungato nel tempo ma deve essere idoneo a recare disturbo alle persone. Richiesta a cui si è associata la parte civile sottolineando il fatto che il processo nasceva dall’opposizione dei due imputati a un decreto penale già emesso e che le testimonianze di alcuni vicini aveva contribuito a dare credibilità alle accuse.
Per il difensore dei due coniugi però le registrazioni non avevano alcun valore probatorio per mancanza di riferimenti temporali e l’unico episodio verificato fu quello dello stereo, di cui si era assunto la responsabilità il figlio e la sua richiesta di assoluzione per insussistenza del fatto è stata accolta dal giudice.