Quella del cinghiale sulle nostre montagne è una presenza registrata fin dall’epoca preistorica. Più che di una presenza costante si dovrebbe però parlare di una presenza fluttuante, legata al rapporto più o meno conflittuale stabilito dall’ uomo, nelle diverse epoche con questo animale. E se un tempo l’incontro col cinghiale era una cosa rara e legata a precisi contesti alpini, oggi la loro massiccia diffusione fa sì che questo stesso incontro sia diventato piuttosto ordinario, oltre che possibile anche in aree in cui un tempo era quasi da escludersi del tutto. Così ormai praticamente tutti nelle nostre zone, e talora persino senza muoversi da casa, ha avuto modo di vedere piuttosto da vicino questi animali: una sorta di maiale selvatico, col corpo massiccio e le gambe corte. Ed è forse quest’ultimo abbinamento a consentire al cinghiale di muoversi agilmente in ambienti boscosi, cercando cibo con il suo muso allungato e grazie al suo straordinario olfatto. Né le gambe corte gli impediscono di muoversi agilmente e velocemente, visto che in una sola notte risulta in grado di percorrere tratti che superano i 30-40 chilometri. I maschi adulti poi si riconoscono, oltre che dalla mole, anche per le loro zanne pronunciate, che utilizzano per scavare e ricercare radici di cui, pur essendo onnivori, sono particolarmente ghiotti. Non senza connotarsi, nella ricerca di cibo, come estremamente voraci.
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