Brossasco – Il prato pianeggiante all’imbocco della val Curta ha un ruolo di primo piano in una sentenza in latino medievale del 15 luglio 1270, che ha tracciato i confini che tuttora separano i Comuni di Brossasco, Frassino e Melle. A contendersi il pianoro, che rivestiva una discreta importanza strategica, erano il marchese di Saluzzo Tommaso I, sovrano di Sampeyre, Frassino, Melle e Sant’Eusebio (che al tempo aveva dignità di paese) e il suo lontano cugino Enrico, marchese di Busca. I due signori erano in disaccordo sulla valletta di Costabella fino al ponte ora detto di Valcurta, e sulla valle di Gilba (tranne la parte superiore, che apparteneva pacificamente a Sampeyre).
“Benché storicamente quel dominio sia durato assai poco – spiega lo storico Gianpiero Boschero – nella seconda metà del Duecento il marchesato di Busca comprendeva anche Brossasco”. Nel tentativo di evitare un conflitto, i signori feudali si rivolsero a due arbitri per tracciare una volta per tutte i confini tra i rispettivi domini, delimitando così anche i territori di spettanza delle varie comunità. Sui tre oggetti del contendere, uno venne aggiudicato al marchese di Saluzzo e due al marchese di Busca: una buona parte della valletta di Costabella andò a Saluzzo (e tuttora appartiene al Comune di Melle); la valle di Gilba non fu suddivisa tra Frassino, Melle e Sant’Eusebio, ma venne assegnata a Busca (e tuttora appartiene a Brossasco); stessa sorte per il pianoro all’imbocco della val Curta, che tuttora appartiene a Brossasco. La sentenza è riportata per esteso nel “Regesto dei marchesi di Saluzzo”, a cura di Armando Tallone.