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Giovedì 31 ottobre 2024

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A San Pietro Monterosso le pietre parlano

Un percorso ad anello di 5 chilometri alla scoperta delle cave di ardesia utilizzate tra il 1600 e il 1900

La Guida - A San Pietro Monterosso le pietre parlano

Monterosso Grana – Anche le pietre parlano. “Peire que preiquen”, in occitano. A San Pietro di Monterosso le “lauziere”, le cave di ardesia utilizzate dalla fine del 1600 al 1900, hanno preso “voce” con un progetto di residenza d’artista datato 2020, che ha valorizzato il luogo silenzioso fatto di lavoro e fatica per l’estrazione. Queste pietre venivano utilizzare nei tetti delle chiese non solo cuneesi ma di tutto il Piemonte. Sottigliezza e resistenza sono le due componenti che si trovano nelle pietre di San Pietro di Monterosso e che sono fondamentali per il mantenimento di un tetto.

Il percorso

Le cave si possono osservare con una semplice passeggiata ad anello di 5 chilometri che parte da San Pietro di Monterosso. In prossimità della chiesa, un sentiero indica la prima borgata abitata dai cavatori, chiamata “Combetta”. Poi si trova “Fougirus”, la seconda borgata abbandonata che, seguendo il sentiero porta alla prima cava di ardesia. In questo luogo si possono ancora vedere i resti di una teleferica che consentiva il trasporto delle pietre a valle. Una seconda cava, più in alto rispetto alla “Barma sottana” si può visitare salendo per qualche minuto; in questo luogo, ci sono ancora i resti dei binari e un carrello per il trasporto dell’ardesia. Il percorso ad anello si chiude scendendo da una stradina sterrata fino ad arrivare a quella asfaltata. Su questa strada, in un campo sulla destra, è presente l’installazione dell’artista tedesco Johannes Pfeiffer che rappresenta una slitta in legno a grandi dimensioni con un masso posato sopra.
“Una slitta enorme, simbolo e veicolo di trasporto – dice Pfeiffer in un’intervista reperibile sul sito “Terra del Castelmagno” -. La slitta è stata posizionata in modo sbilenco. Al posto di scendere giù, torna su cercando di risalire questa montagna difficile. Poi abbiamo trovato una pietra che, in qualche modo si è rifiutata di essere spaccata, e l’abbiamo posizionata sopra”. Il luogo in cui è stata installata questa “land art” (opera d’arte che rispecchia e rispetta il territorio) è l’effettivo posto di carico delle pietre prima di essere trasportate.

La residenza di artisti

Nel 2020 è stata lanciata una call per la selezione di un land artist. A vincere questo progetto è stato Johannes Pfeiffer affiancato dal sound-artist Simone Sims Longo e dall’attore Dario Anghilante. Il lavoro è stato coordinato da Valentina Musmeci (curatrice artistica) che ha cercato di portare alla luce il valore delle cave e trasformarle in opere d’arte che dialogano con il paesaggio. La Land art va oltre alla mercificazione dell’arte, si mescola con la natura in modo semplice, elegante e delicato. Durante il percorso si possono trovare dei cartelli con su scritta la storia del posto accompagnati da Qr code che rimandano ai racconti di un tempo.

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