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Venerdì 22 novembre 2024

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Pugno in faccia e lesioni aggravate, condanna a tre anni e mezzo

Il fatto si era verificato a fine luglio 2021 a Garessio, dopo una prima richiesta di scuse il giovane imputato aveva cambiato versione dicendo di essersi difeso

Garessio

La Guida - Pugno in faccia e lesioni aggravate, condanna a tre anni e mezzo

Gli era stato detto che si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, una ben magra consolazione per il giovane P. che nella notte fra il 24 e il 25 luglio del 2021 ricevette un pugno in pieno volto talmente violento da causargli fratture scomposte del naso e del complesso orbitozigomatico, tali da richiedere l’installazione di due placche di titanio tra sopracciglio e guancia; anche il nervo della nutrizione dei denti venne danneggiato con la perdita di sensibilità su tutto il lato sinistro del volto e tuttora il giovane deve sottoporsi a periodici controlli dentistici e oculistici. Per quel pugno era stato rinviato a giudizio un altro giovane del paese, S. A. di origini albanesi, che nei giorni successivi alla violenta aggressione si era dimostrato molto dispiaciuto per l’evento, ripetendo che non era stata sua intenzione colpire quel ragazzo “che si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Una frase ripetuta alla sua ex ragazza, testimone al processo, e riportata nella chat Whatsapp fra i due, e al compagno della madre del ragazzo ferito: “Si disse mortificato per quello che era accaduto ed era sicuro di dover pagare per quello che aveva fatto”. Dalla mortificazione e dalla consapevolezza di dover risarcire il danno causato, S. A. però passò all’attacco denunciando il giovane ferito per aggressione insieme a un altro ragazzo del paese, e il violento pugno sferrato in maniera inattesa e del tutto gratuita divenne un gesto di autodifesa. Davanti al giudice di pace di Mondovì sia il giovane ferito sia l’altro ragazzo vennero assolti, mentre il processo per lesioni aggravate a carico di S. A. andava avanti. In aula fra le tante testimonianze raccolte dal giudice è stata dirimente quella di una giovane testimone oculare di quanto accaduto quella notte sulla passerella realizzata dopo il crollo del ponte a causa dell’alluvione. La giovane aveva riferito che quella era la serata di una festa molto frequentata dai ragazzi. Su quella passerella c’era stato un primo battibecco fra S. A. e il ragazzo della testimone, fra i quali non correva buon sangue. Entrambi si erano allontanati in direzioni opposte e lei era rimasta con la vittima del pugno in mezzo alla passerella: “Mentre parlavamo camminavamo lentamente in direzione del mio ragazzo, quando S. A. riattraversò la passerella diretto dall’altra parte, verso il mio ragazzo; passando vicino a noi urtò P. e forse pensando che volesse ostacolarlo gli tirò il pugno e P. cadde a terra svenuto”. Per l’accusa la testimonianza della giovane e il referto medico che aveva definito le lesioni compatibili con la dinamica riportata dalla testimone erano prove sufficienti della colpevolezza del giovane, per il quale è stata chiesta la condanna a tre anni e nove mesi di reclusione, senza la concessione delle attenuanti considerato anche l’atteggiamento dell’imputato che aveva querelato la vittima sapendolo innocente. Per questo il pubblico ministero aveva anche chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per il reato di calunnia. La conclusione dell’accusa è stata condivisa anche dalla parte civile che ha chiesto un risarcimento di 80.000 euro con una provvisionale risarcitoria di 39.000 euro corrispondente al danno biologico subìto. Ha invece concluso per l’assoluzione il difensore del giovane imputato che ha ritenuto contraddittoria la deposizione della testimone oculare, la quale nel corso delle indagini aveva riferito dinamiche diverse dei fatti e in contrasto con la stessa parte offesa che aveva riferito di non aver notato da chi era partito il pugno che lo aveva colpito. Secondo la difesa, in nessuna delle conversazioni successive ai fatti di quella notte il giovane avrebbe ammesso di aver colpito l’altro ragazzo, ma di essere solo dispiaciuto di quello che era accaduto. Una ricostruzione che però non ha convinto il giudice che ha condannato l’imputato a tre anni e sei mesi di reclusione con una provvisionale risarcitoria di 30.000 euro a favore della parte offesa.

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