A pochi passi dalla chiesa parrocchiale villafallettese sorge la Confraternita del Gonfalone, meglio nota come “La Bianca”. Non si tratta soltanto di un luogo di culto: a Villafalletto, le confraternite religiose non hanno mai cessato di esistere, e preservano intatti riti e tradizioni del Seicento. Le origini dell’edificio, però, sono assai più antiche: già nel Duecento si parla di una cappella dedicata a San Germano sulla “strada per porta Busca”. Con ogni probabilità, in origine l’edificio aveva un porticato esterno con volte a crociera per i catecumeni, e sorgeva nel ricetto. Dal Quattrocento in avanti, la cappella si evolve in una chiesa e incorpora il portico antistante, adibendolo a sorreggere il nuovo coro: le abitazioni addossate devono aver reso impossibile ampliare l’abside ed espandersi in quella direzione. La chiesa diviene poi sede di una confraternita che conta centinaia di iscritti: il 27 ottobre 1613, il gruppo cambia identità e si aggrega alla Confraternita del Gonfalone di Roma, una delle più potenti della cristianità. L’obiettivo era proteggere le vedove, gli anziani e gli orfani, e far rivivere – come tuttora accade al Lunedì Santo – i misteri della Passione.
La Regola era stata scritta da San Bonaventura: benché l’ordine di Roma si sia poi estinto, le sue prescrizioni sopravvivono tuttora nell’iconografia della chiesa villafallettese, con il simbolo della croce bianca e rossa in campo azzurro. Nel Seicento, la chiesa deve anche aver giocato un ruolo chiave durante la peste: sulla facciata settecentesca, accanto alle immagini di Dio e di Maria sono presenti San Rocco e San Sebastiano, protettori dalle epidemie, e poco di fronte sorge un giardino, forse adibito a cimitero delle vittime della pestilenza.
La stessa struttura, con Maria circondata dai due santi, è riprodotta anche nell’altare maggiore ligneo del Seicento, arricchito da quattro colonne tortili stuccate. La chiesa è votata al culto di Santa Maria Assunta, che campeggia al centro della volta: tutto intorno sono presenti vari medaglioni azzurri, che contengono i titoli attribuitile dal Rosario. La volta è dominata dai colori chiari, mentre sull’altare maggiore risplendono alcuni insoliti elementi vetrati incorporati in croce e candelabri: “Mi piace definirla – spiega lo storico Alessandro Tonietta – una chiesa di luce, in ideale antitesi al nero funereo dell’altra confraternita”.
Risalgono invece all’Ottocento le due cappelle laterali, dedicate al Cristo Flagellato (1831) e al Sacro Cuore di Maria (1844), e adibite a ospitare le macchine processionali della Confraternita: quella del Cristo Flagellato è stata realizzata nel 1765 dall’artista sabaudo Giovanni Battista Bernero, ed è pressappoco coeva di quella dedicata a Maria, anch’essa originariamente portata in corteo nelle vie del paese. Proprio in occasione della festa dell’Assunta, il 14, 15 e 16 agosto 1865 fece tappa qui anche San Giovanni Bosco, che predicò dal pulpito della chiesa: in suo ricordo permangono una lapide e una ricevuta manoscritta.