Una storia che risale al periodo romano e arriva fino ai nostri giorni abbraccia il santuario di San Magno e il luogo in cui è sorto. Grazie ai video che sono stati realizzati dal progetto Museo Diffuso Cuneese è possibile ammirare il gioiello che sorge a 1760 metri in Valle Grana. Il santuario è aperto il sabato e la domenica. Come racconta don Gian Michele Gazzola: “Il santuario di San Magno è collocato su un poggio all’interno di una conca alpina stupenda, posizionato su strade antiche che sono state percorse nei secoli. Il segno di questi percorsi è una lapide romana dedicata probabilmente da un mulattiere a Marte, che era il patrono, non solo della guerra, ma anche di tutti gli animali come cavalli e muli”. I reperti romani sono stati trovati in parte nella cappella nel 1893 durante i lavori di risanamento e in parte intorno all’attuale cimitero. “Il luogo sacro antico venne poi frequentato in epoca cristiana. Probabilmente i primi a passare da queste parti non furono i cristiani locali, quanto piuttosto pellegrini: cristiani che si muovevano in queste strade durante il medioevo e poi successivamente per i grandi santuari: Roma, Terra Santa e Santiago de Compostela – continua don Gazzola -. Testimonianza di questo percorso antico sono i Santi presenti, raffigurati nella cappella: Sant’Antonio abate, San Bernardo di Mentone, San Cristoforo e San Giacomo”. All’interno del Santuario si possono visitare le cappelle Allemandi e Botoneri.
La cappella Allemandi
“Intorno al 1450 il sacerdote Enrico Allemandi fu nominato rettore delle chiese poste nel territorio di Castelmagno; come racconta l’iscrizione sulla parete destra, circa venticinque anni più tardi, per festeggiare l’anniversario del suo sacerdozio, egli fece edificare e decorare una cappella affiancata da una torre campanaria alta 18 metri – riporta la descrizione del Museo Diffuso Cuneese -. La cappella costituisce oggi il nucleo più antico del santuario; è decorata dagli affreschi di Pietro Pocapaglia da Saluzzo che raffigurò sulle vele gli evangelisti, i dottori della chiesa e Dio Padre in mandorla; lungo le pareti, se pure in stato frammentario, si vedono episodi della vita di San Magno e i resti di una cavalcata dei vizi alle spalle dell’altare”.
La cappella Botoneri
“Pochi decenni dopo la decorazione della cappella Allemandi si decise di ampliare il santuario, probabilmente per far fronte al grande afflusso di pellegrini. Venne così costruito l’ambiente comunemente chiamato cappella Botoneri, dal nome del pittore che lo affrescò nel 1514, come testimonia la scritta al di sopra della porta di ingresso – continua la descrizione -. Lungo le pareti sono dipinte le storie della Passione di Cristo, che culminano con la Crocifissione sull’arcone trionfale; alcuni riquadri riprendono però le principali devozioni del territorio, come i sette martiri della legione tebea (qui eccezionalmente raffigurati tutti insieme), San Michele che pesa l’anima di un morto, San Giacomo che compie il miracolo di Santo Domingo de la Calzada, salvando un giovane pellegrino ingiustamente impiccato”.