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Sabato 23 novembre 2024

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L’impegno di Lvia per portare l’acqua in Mali

L’Associazione Internazionale Volontari Laici è impegnata nel progetto “Sure”, il cui obiettivo è raccogliere 40 mila euro e costruire un pozzo nel paese africano

Cuneo

La Guida - L’impegno di Lvia per portare l’acqua in Mali

Pozzo LVIA

Da maggio a settembre 2024, la Lvia (Associazione Internazionale Volontari Laici) sarà impegnata nel progetto “Sure” che prevede, tra le altre azioni, la costruzione di due pozzi in Mali, nella regione di Douentza. La Lvia, fondata nel 1966 dal cuneese don Aldo Benevelli, dal 2022 è guidata dal Presidente Alberto Valmaggia, ex sindaco di Cuneo per due mandati.
La costruzione di uno dei pozzi, per un importo di 40 mila euro, ha l’appoggio di Banca Intesa San Paolo ed è stato lanciato il 10 maggio con un concerto di beneficenza a Torino. Alberto Valmaggia e Stefano Plescan, coordinatore delle attività di raccolta fondi, raccontano gli ultimi passi mossi dall’associazione.

In che cosa consiste il progetto Sure e quanti soldi, fino ad oggi, sono stati raccolti?

Valmaggia: La Lvia sta lavorando in Mali, un Paese particolarmente disastrato, senza infrastrutture, teatro di guerra da oltre un decennio e in cui, nel 2020 e nel 2021, ci sono stati due colpi di Stato. Il Mali ospita anche tanti sfollati di Stati adiacenti e le migrazioni sono importanti anche all’interno dello stesso Paese.

Plescan: Sure è un progetto che investe diversi aspetti della vita di persone sfollate in questo territorio. Il concerto del 10 maggio è stato solo una prima occasione per iniziare a raccogliere i fondi. Di qui a settembre, lavoreremo in sinergia con Giovanni Armando, referente LVIA sul territorio per il Mali, che ci terrà aggiornati sui cambiamenti e le necessità del posto.

La Lvia ha in programma altri progetti, a breve e a lungo termine?

Plescan: Sì e molti. Alcuni, come il Sure per il Mali, necessitano di donatori e hanno tempi serrati per la raccolta fondi. Costruire un pozzo, purtroppo, ha un costo elevato, ma permette di raggiungere profondità di oltre 50 metri, dove l’acqua è sempre disponibile nonostante le temperature elevate, le aree deserte e quelle in desertificazione. Inoltre, in Mali, vorremmo che i pozzi avessero un sistema con pannelli solari e non a gasolio, in modo da abbattere i costi nel tempo ed essere eco-sostenibili. Ci sono altri progetti, invece, che sono sostenuti dal Governo italiano e dall’Unione Europea e per i quali il nostro compito, come Ufficio di raccolta fondi, è quello di trovare quote di co-finanziamento.

I cambiamenti climatici sono ormai una realtà con cui fare i conti sia nel terzo mondo sia in Italia. È possibile invertire la rotta?

Valmaggia: L’acqua è sempre la protagonista nelle vicende che riguardano l’uomo e l’associazione Lvia, che si parli di alluvioni, di siccità e di sostenibilità ambientale. Inoltre, sono tutti temi che riguardano l’Africa, ma anche l’Italia: sono un humus di base per tutti i progetti, i quali non riguardano unicamente implementi infrastrutturali, ma sociali: fornendo alle persone acqua pulita e potabile, permettiamo loro di salvaguardare igiene e salute, di occuparsi dell’agricoltura e dell’allevamento e di avere maggiore tempo a disposizione, ad esempio, per lo studio, perché costruiamo pozzi il più vicino possibile alle comunità, riducendo gli spostamenti.

È possibile sensibilizzare chiunque o, forse, si riesce solo con chi è già sensibile a queste tematiche e conosce da tempo la Lvia?

Plescan: Se, per sensibilizzare, si intende raggiungere le persone, allora quello che serve è la mera abilità tecnica. Tuttavia, una volta che la comunità è raggiunta, dobbiamo riuscire a trasmettere un messaggio chiaro. Il nostro è che non facciamo volontariato per essere brave persone che aiutano i poveri, ma perché siamo esseri umani che collaborano, che lavorano alla pari e si aiutano nel momento del bisogno.

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