Buone prospettive per una significativa riduzione nell’utilizzo di fitofarmaci sembrano prospettarsi con lo sviluppo di nuove tipologie di prodotti che vanno sotto il nome di “induttori di resistenza”.
A differenza di quanto avviene per i tradizionali prodotti utilizzati per la difesa delle colture non si tratta di sostanze che agiscono direttamente sul patogeno o sull’insetto ma che, in vario modo, attivano ed eventualmente potenziano i meccanismi di difesa che le piante stesse possiedono.
Nel corso della loro evoluzione infatti le piante hanno sviluppato meccanismi di difesa diversi a seconda delle specie e del potenziale nemico, sia esso un virus, un batterio, un fungo, un insetto o un erbivoro.
L’uso di prodotti in grado di indurre resistenza o una maggiore tolleranza nei confronti di un potenziale nemico, è una strategia di difesa relativamente nuova che certamente potrà produrre nei prossimi anni grandi risultati.
Alla base di tutto vi è dunque la necessità di meglio comprendere e approfondire le conoscenze sui meccanismi che attivano il naturale sistema difensivo delle piante.
A oggi sono stati messi a punto diversi prodotti che possono, anche in assenza del potenziale nemico, quindi con un approccio preventivo, attivare le difese di una o più specie vegetali e molti di essi offrono l’ulteriore vantaggio di fornire una resistenza ad ampio spettro, dimostrandosi quindi efficaci nei confronti di differenti avversità.
Di contro il livello di protezione che essi offrono non è molto elevato d al momento, più che sostituire i normali prodotti fitosanitari, possono essere in alcuni casi efficacemente inseriti nei protocolli di difesa allo scopo di ridurre l’utilizzo dei prodotti fitosanitari classici, riducendo da un lato le controindicazioni di ordine ambientale e contribuendo a limitare la loro presenza come residui negli alimenti.
Occorre quindi sostenere la ricerca poiché è dal mix di innovazione, a partire dalle tecniche di evoluzione assistita passando attraverso l’intelligenza artificiale e la robotica per arrivare a questi nuovi prodotti per la difesa delle colture, che dipende il raggiungimento – evidenzia la Coldiretti – dell’ambizioso obiettivo di ridurre in modo significativo l’utilizzo della chimica in agricoltura, non da rigide imposizioni di legge prive di un solido supporto alternativo.