Viola Saint Gréé – Quel giorno avevano fatto già tre discese sulla pista di downhill e quella doveva essere l’ultima prima di andare a pranzo, ma mentre gli altri amici avevano imboccato la ‘chicken line’ sulla sinistra, lui aveva svoltato verso destra sulla pista del ‘saltimbanco’, un percorso più difficile con una rampa di salto e una di atterraggio separate di alcuni metri, e proprio in quel salto A. P., Vigile del fuoco ligure, ha perso la vita il 4 ottobre 2021, andando a sbattere contro la rampa di discesa. “Ero partito subito dopo di lui e avevo imboccato il sentiero più facile, mentre lui ha imboccato l’altro e dopo il salto ha sbattuto nell’angolo tra la rampa e il materasso”, ha raccontato uno degli amici del 35enne al processo in corso al tribunale di Cuneo in cui è imputato per omicidio colposo F. R., il gestore del bikepark; la Procura gli contesta di non aver messo in sicurezza il salto tra le due rampe. In aula hanno testimoniato i Carabinieri che sono intervenuti subito dopo l’incidente e che hanno fotografato il luogo, mentre i sanitari tentavano di rianimare l’uomo che però, a causa delle ferite riportate al torace dopo l’urto, non dava più segni di vita. I militari hanno fotografato la rampa constatando anche la presenza del materasso formato da tre parti unite tra loro, di cui una legata alla parte alta della rampa di atterraggio e posizionata in verticale mentre le altre due scendevano fino a terra per evitare conseguenze gravi a chi non fosse riuscito a completare il salto e fosse caduto nel vuoto tra le due rampe: “C’era la segnaletica che indicava i due percorsi, i cartelli consigliavano di prendere la rampa con velocità adeguata”, ha riferito in aula uno dei due Carabinieri intervenuti per primi. Le urla dell’amico che aveva assistito all’incidente avevano richiamato l’attenzione di una coppia di turisti che stava percorrendo il sentiero sterrato lì vicino e che accorsero subito sul posto: “Sono infermiera – ha riferito in aula la turista -, quando l’ho visto e ho sentito che non c’era attività respiratoria ho fatto il massaggio, con il mio compagno abbiamo provato a massaggiare a lungo prima che arrivasse il 118. L’uomo aveva una pettorina e abbiamo faticato a tirarla su per liberare il petto e usare il defibrillatore che intanto avevano portato”. Il processo proseguirà il 15 gennaio con gli altri testimoni dell’accusa.