Moretta – Con una sentenza di assoluzione si è concluso il processo per truffa a carico di Z. G., accusato di aver utilizzato artifici e raggiri per sottrarre 1.860 euro a un imprenditore di Torino. I fatti risalgono all’estate del 2021 quando, dopo aver vinto il bando del Comune di Moretta per la gestione di un punto ristoro, un imprenditore torinese aveva pubblicato un annuncio di ricerca di un cuoco e di un cameriere. All’annuncio per la posizione di cuoco aveva risposto Z. G. che fece da subito una buona impressione al titolare dell’impresa per la sua competenza. I due si erano incontrati anche in Comune in quanto ente proprietario dell’attività commerciale e in quell’occasione il cuoco aveva presentato la propria carta d’identità, oltre a curriculum e recapiti telefonici. Mentre era in corso la ristrutturazione del locale, i due si erano incontrati più volte per pianificare le spese da sostenere per l’attrezzatura necessaria alla cucina. Il titolare dell’impresa diede soldi a Z. G. sia in contante sia tramite ricariche Postepay per l’acquisito di pentole e altri utensili: “Una volta gli feci una ricarica perché stava andando a Milano a comprare un abbattitore di temperatura”. In tutto il cuoco ricevette 1.860 euro che utilizzò per l’acquisto di beni che si offrì di conservare in un suo magazzino mentre si concludevano i lavori di ristrutturazione. Dall’entusiasmo iniziale però, verso la fine dell’estate quando si stava per aprire il locale, Z. G. si mostrò sempre più titubante sull’imminente assunzione, fino a sfilarsi completamente dall’affare senza però riconsegnare i beni acquistati. Nella sua requisitoria il pubblico ministero aveva sottolineato i numerosi precedenti per truffa a carico dell’imputato per giustificare la richiesta di condanna a nove mesi di reclusione e 500 euro di multa. Alla richiesta di condanna si era associata la parte civile costituita in giudizio; l’avvocato aveva sottolineato il fatto che a distanza di qualche settimana, l’imputato aveva pubblicato un annuncio con cui si offriva proprio per il lavoro di cuoco. Secondo la difesa invece non ci fu alcun raggiro o artificio in questa vicenda ma solo un inadempimento contrattuale da risolvere in sede civile; del resto l’uomo non aveva fornito false generalità e nessuno in sede di indagini aveva verificato se il suo curriculum fosse falso, e in mancanza di prova certa che Z. G. volesse effettivamente appropriarsi in maniera truffaldina di quei beni, andava assolto. Una conclusione accolta dal giudice che ha assolto l’imputato dall’accusa di truffa per insussistenza del fatto.