Borgo San Dalmazzo – Dopo aver ricevuto una segnalazione di due lavoratori irregolari impiegati in un cantiere edile a Borgo San Dalmazzo, il 9 febbraio 2022 gli ispettori dello Spresal si erano recati sul posto constatando che effettivamente due persone stavano lavorando a una casa in costruzione ed entrambe non avevano un contratto di lavoro; uno dei due operai inoltre non avrebbe potuto neanche essere messo in regola perché sprovvisto di permesso di soggiorno. Il verbale del sopralluogo venne inviato all’Ispettorato del lavoro dove fu convocato il responsabile della ditta individuale B. D., cittadino albanese, il quale confermò che i due non avevano ancora il contratto perché quello era il primo giorno di lavoro ma che era intenzionato ad assumere entrambi. All’Ispettorato del lavoro gli dissero però che dai controlli eseguiti era stato appurato che uno dei due non aveva permesso di soggiorno e non avrebbe potuto assumerlo e con questa contestazione l’uomo è stato rinviato a giudizio per impiego di manodopera clandestina. Al processo, chiamati a testimoniare dall’accusa, si sono presentati entrambi gli operai che hanno confermato gli elementi raccolti dall’accusa: I. D. aveva tutti documenti in regola e li aveva consegnati al titolare della ditta per fare il contratto, ma non fecero in tempo perché proprio il primo giorno di lavoro arrivò il controllo. Anche C. L., l’operaio sprovvisto di permesso di soggiorno, si è presentato in aula a confermare che effettivamente lui viveva a Cuneo da trent’anni ma che il suo permesso non era stato più rinnovato dal 2013: “Conosco B. D. perché ci troviamo allo stesso bar e quando mi ha offerto di lavorare in quel cantiere non mi ha chiesto subito i documenti perché sa che sono a Cuneo da tanto, parlo bene italiano e avrà pensato che ero in regola con il permesso. Mi ha chiamato perché sono un bravo operaio, l’altro ragazzo mi faceva da aiutante”. Per l’accusa quelle dichiarazioni avevano di fatto confermato l’irregolarità dei due operai, e che non era stato possibile accertare da quanto tempo stavano effettivamente lavorando in quel cantiere, e per questo ha chiesto la condanna dell’imputato a sei mesi e 5.000 euro di multa. Per la difesa invece le dichiarazioni dei due testimoni erano state veritiere e davvero l’imputato aveva creduto che entrambi fossero in regola con il permesso di soggiorno e per mancanza dell’elemento soggettivo, e in subordine per tenuità del fatto, ha chiesto l’assoluzione del proprio assistito. Una richiesta accolta dal giudice che ha disposto il non luogo a procedere per tenuità del fatto.