Cuneo – Tre film che hanno fatto molto riflettere sulle grandi sfide di oggi e sulle scelte responsabili da attuare per affrontare una situazione mondiale e locale dominata dall’ideologia della guerra. Alla ricerca di Fatti di pace – tema della carovana -, che possono ispirare azioni nonviolente efficaci alla portata di tutte e di tutti.
Sale piene sia a Cuneo che a Fossano per assistere al documentario “Il successore” e ascoltare la testimonianza di Vito Alfieri Fontana che dismessa la sua impresa di produzione di armi – in particolare mine anti persona e anti carro – scelse di diventare sminatore e si fermò per 15 anni in Bosnia Erzegovina a ripulire il territorio dagli ordini malefici e contribuire a ridare speranza. Toccante l’attenzione degli allievi della scuola AFP di Cuneo con le loro domande pungenti. Commovente l’umiltà e la chiarezza con cui il signor Fontana ha illustrato la sua conversione e la consapevolezza di un mondo succube delle lobby delle armi, da denunciare senza se e senza ma.
Il film “Alla mia piccola Sama” ha smosso i cuori e le menti di tutti i presenti che hanno letteralmente riempito il cinema Lanteri a Cuneo. Immagine fortissime che denunciano la crudeltà e l’assurdità non solo di ciò che è avvenuto in Aleppo, ma di tutte le guerre. Norberto Julini, coordinatore nazionale di Pax Christi, commentando con saggezza la pellicola, ha lasciato il segno con il suo invito a pregare – “se il suo contrario imprecare, è sinonimo di maledire, allora pregare significa benedire, dire bene a noi stessi come convertire il cuore troppo a lungo assuefatto a concepire la rivalsa, anche violenta ed offensiva quando si subisce un’ingiustizia” -, a studiare come “rimedio alla propaganda che alimenta le guerre perché la prima vittima di ogni guerra è la verità”, ad agire secondo i talenti e le vocazioni di ciascuno, con azioni concrete e profetiche.
Un altro pugno sullo stomaco è stato il film “Triste è bella di notte”. Dialogando tra loro i giovani migranti della cosiddetta ‘rotta balcanica’ raccontano del loro gioco, il game, ovvero il modo in cui i migranti chiamano il tentativo di attraversamento di una frontiera che può andare a buon fine oppure no, dopo giorni (a volte quasi un mese) di cammino a piedi, sapendo che non è detto riescano ad ottenere poi asilo, pur facendone richiesta, una volta attraversata la frontiera. Donatella della Caritas nazionale, dialogando online coi responsabili della Carita Cuneo ha illustrato quanto è “miope e crudele la politica di chi pretende affrontare solamente con disposizioni normative fortemente punitive il fenomeno migratorio”, che, come un flusso d’acqua, non si può fermare ma trova sempre vie di uscite. La denuncia delle conseguenze gravi che il decreto 20/2023 (non chiamiamolo decreto Cutro) avrà per quelle persone che fuggono da situazioni spaventose sociali ed ambientali, è stata netta. La Caritas diocesana ha illustrato cosa sul territorio di Cuneo si fa in sinergia con tante associazioni e cooperative e amministrazioni locali (progetto SAI), grazie ai corridoi umanitari e forme di accoglienza generativa (polo di servizi Meet).
Percorso quindi di consapevolezza e responsabilità e fa ora molto male celebrare la Festa della Repubblica nei giorni in cui il governo di un Paese che ha giurato su una Costituzione che ripudia la guerra come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11), approva il provvedimento votato dall’Europarlamento per più armi all’Ucraina finanziate con le risorse del Pnrr che dovrebbero essere usate per salute, case popolari, educazione e lavoro! Salutare, quindi, ascoltare i giovani della Consulta Provinciale degli Studenti rileggere davanti alle autorità e ai presenti in piazza Galimberti a Cuneo il richiamo di Pietro Calamandrei del 1955 a combattere l’indifferentismo, perché “La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilità”.
Il 24 settembre la Carovana della Pace ricorderà le vittime di quei giorni lontani e di oggi e sarà un grido di impegno per un futuro di pace che tutti crediamo possibile e che dipende anche da ciascuno di noi.