Gino Sferrazza è un cuneese d’adozione. Nasce a Bivona in provincia di Agrigento nel 1935 ma lascia in tenera età la nativa Sicilia per il Piemonte e poi per la provincia di Cuneo dove vi riamne fino alla norte nel 1999. Allievo di Romolo Garrone inizia a dipingere giovanissimo. L’arte e la storia sono state per Sferrazza passione vera, un mix di sentimenti e sensazioni che ha voluto trasmettere. Si sentiva parte integrante della natura, sia essa rappresentata nella forma estemporanea che nelle rappresentazioni di figure, ritratti o insiemi di oggetti apparentemente inanimati ma intrisi di emozioni. Ogni olio, ogni disegno, ogni suo acquerello vuole essere ed è una folgorante “creazione del mondo” o almeno di una parte di esso: trattasi di una barca, di un casolare, di una figura o di un fiore. La sua lunga e attiva carriera è quella di un appassionato del colore e della forma, della natura e delle creature che sono bellezze, cioè doni di Dio. Dipinge molto dle paesaggio che ama e che vede, la sua Sicilia con quelle marine, “una Sicilia – scrive Roberto Baravalle – pittoricamente e culturalmente moderna, “post-bellica”, affranta dai suoi malanni e nervosa delle sue ansie, non più assorta nelle solitudini meditative del suo affascinante, deserto paesaggio. Opere come i “terremotati di Agrigento” testimoniano, del resto, di un altro interesse spiccato di Sferrazza, che non è solo un soggetto pittorico aggiunto ad altri, ma è una sensibilità, una cosa di cuore e di mente”. Ma ci sono anche le colline di Langa, i paesaggi della Granda, le montagna. E poi la “pittura sociale” che Sferrazza ha sviluppato soprattutto negli anni ’70 – ’80.
Amava moltissimo la provincia di Cuneo che conosceva a fondo. Lo testimonia un imponente corpus di 150 chine acquerellate che ritraggono tutti i castelli e le torri del cuneese. Un lavoro che ha impegnato Sferrazza per un ventennio, che alcuni anni dopo la sua scomparsa, la moglie Emilia Fachinotti, scomparsa nel dicembre 2012, insieme alla famiglia, hanno esposto con successo. Si ricorda ancora una sua bella antologica, da lui personalmente curata, nel 1998, al Palazzo della Provincia di Cuneo: oli di paesaggi delle valli cuneesi e delle terre e dei mari di Sicilia, sanguigne per i ritratti femminili, matite per i casali di Langa.
“Sferrazza – scriveva Mario Lepore – è un temperamento fondamentalmente lirico. Da ciò una forte emotività nell’interpretazione che egli fa del dato naturale offerto dalle apparenze del mondo sensibile; ed anche la sua immediatezza nella pittura, il suo modo di dipingere vibrato, ha un fondamento impressionistico ma si carica di una tensione e di uno scatto dovuti alla commozione che lo prende di fronte alla natura con la quale entra vivamente in colloquio. Siamo dinnanzi ad un pittore franco ed animato nell’atto di estrinsecarsi, con una propria fisionomia che lo caratterizza e perciò lo distingue con un appassionato slancio lirico”.