Ecco un altro grande libro su piccole vite. I personaggi di Franzen non provengono da New York o Los Angeles, ma dai margini di città che sono già marginali. Qui siamo a New Prospect, una piccola cittadina fuori Chicago. Ancora una volta, come nei suoi precedenti romanzi, in una famiglia, gli Hildebrandt negli anni ‘70: Russ, il patriarca, è pastore di una chiesa locale; la moglie Marion, inquieta e depressa; i quattro bambini Hildebrandt, eccetto Judson, il santo di 9 anni, sono anch’essi rinchiusi in mondi egocentrici. Ma l’attenzione verso l’interno è il biglietto d’uscita, promette la fuga. La storia segue due generazioni della famiglia e Russ è alle prese con una cotta per una parrocchiana e un rancore contro il carismatico leader del popolare gruppo giovanile della chiesa.
Ciascuno dei cinque personaggi è alle prese con questioni di moralità e integrità, in duelli di indipendenza e connessione. Le loro battaglie interne, combattere in una guerra ingiusta il Vietnam o lasciare ingiustamente che altri combattano al posto tuo, combattere per uscire da un matrimonio o lottare per restarci, combattere per la sanità mentale o arrendersi alla follia, combattere per definire se stessi e determinare la propria vita o farsi vivere dal caso, sono magistralmente guidati da Franzen sullo sfondo di un’era in cui l’amore è ovunque ma l’empatia scarseggia, dove gli abbracci si svendono ma la vera connessione è più difficile da trovare. Un grande romanzo divertente, straziante e, a volte, inaspettatamente edificante.
Crossroads
di Jonathan Franzen
Einaudi
22 euro